Quando Papa Giovanni XXIII , il pontefice del Concilio Vaticano II che ha cambiato la Chiesa cattolica, presentò la Pacem in Terris, la sua ultima e più nota enciclica, era malato. Da lì a poco, sarebbe morto, e lo sapeva. Ma l’emozione per quel documento, a suo modo rivoluzionario, traspariva dalle sue parole. Era l’11 aprile 1963.
A sessant’anni esatti di distanza, la stessa passione abbiamo potuto leggerla, intatta, negli occhi e nella voce dell’ultimo vescovo europeo vivente che partecipò al Concilio Vaticano II: monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito della diocesi di Ivrea oggi ha 99 anni (sarà centenario a novembre) e vive nel castello vescovile di Albiano di Ivrea, dove dal 1989 è attivo un centro d’accoglienza gestito dalla Fraternità del Cisv. Il pensiero pacifista e la filosofia della nonviolenza hanno caratterizzato la vita di Bettazzi, che tra i tanti incarichi è stato anche presidente italiano e internazionale dell’organizzazione cattolica per la pace denominata Pax Christi.
L’anniversario della Pacem in Terris, rivolta per la prima volta a “tutti gli uomini di buona volontà”, senza distinzioni di fede o confini, ci ha permesso un viaggio del pensiero insieme a monsignor Bettazzi, che dagli anni ’60 arriva fino alle crisi del mondo contemporaneo. Fino alla guerra che sta sconvolgendo l’Ucraina e i cui rifugiati, donne e bambini, vivono oggi, anche sotto lo stesso tetto di Luigi Bettazzi, ospiti del Cisv di Albiano.