In che modo sarà compensata l’erosione di suolo dovuta alla costruzione del nuovo ospedale di Torino Nord al Parco della Pellerina? È forse questa la domanda più rilevante sulla questione del presidio sanitario che sostituirà Maria Vittoria e Amedeo di Savoia, dato che la scelta dell’area sembra ormai essere definitiva. Proprio la difesa dell’ambiente era stato uno dei punti cardine del programma elettorale dei partiti di sinistra. Idee che ora sembrano dimenticate. “Tagliano alberi ovunque, ma io non ne vedo tanti di piantati. Il problema di Torino è l’erosione del suolo che non va di pari passo con le compensazioni. Torino è la città più inquinata d’Italia: hanno messo le zone blu, le piste ciclabili, le auto elettriche e poi però tagliano almeno 250 alberi solo alla Pellerina. È inspiegabile”. Così Roberta Contratto del Comitato Salviamo la Pellerina, che si batte in difesa del parco. Le uniche persone con cui il Comitato è riuscito a mettersi in contatto sono Andrea Russi, Movimento 5 Stelle, e i rappresentanti di Europa Verde. Ci sono stati degli scontri invece con la Circoscrizione 4, di cui fa parte la Pellerina, accusata di non essersi opposta alla scelta. Intanto, il Consiglio aperto del 27 aprile, richiesto da Francesca Frediani di Unione Popolare e che avrebbe dato voce alle istanze dei cittadini, è stato rinviato a data da destinarsi.
Una ricostruzione
La prima richiesta di costruzione di un nuovo presidio sanitario nella zona Nord risale ad agosto del 2022. Una lettera di Regione e Asl specificava tre criteri fondamentali da seguire. Innanzitutto, che il nuovo ospedale fosse costruito nella zona Nord-Ovest di Torino, il più vicino possibile a Maria Vittoria e Amedeo di Savoia. In secondo luogo, che si trattasse di aree prevalentemente libere da edificazione e di proprietà pubblica. In ultimo, che non fossero necessari interventi di bonifica. Le aree selezionate sono state sette: Pellerina (Carrara), Vitali, comando provinciale dei Vigili del Fuoco, Regaldi, Corso Regina angolo via Pietro Cossa, Vallette e Traves. La superficie del territorio doveva essere compresa tra i 40mila e i 200mila metri quadrati. Dalle analisi l’area più consona individuata è risultata essere quella occupata dai giostrai della Pellerina, come esplicitato nella lettera diretta alla Città. Annessa la richiesta di valutazione di una possibile estensione verso il parco.
La risposta del Comune specificava che l’analisi di un possibile allargamento verso il verde poteva essere effettuato “solo a fronte di una progettazione di massima”. La lettera successiva dell’Asl del 14 febbraio 2023 sottolineava invece che l’ampliamento della superficie era necessario per “garantire un’organizzazione ottimale dei flussi e delle aree esterne all’ospedale”. Dunque, erosione del suolo: l’area del parco Carrara è stata considerata migliore per svariate caratteristiche, ma non per dimensioni. La nuova proposta dell’Asl specificava che “l’ampliamento del lotto da 59mila a 72mila metri quadrati avrebbe permesso di realizzare le opportune opere esterne legate a viabilità, parcheggi e verde attrezzato”. Si tratta di 13mila metri quadrati di parco mangiati dalla nuova costruzione.
La Città aveva risposto negativamente a questa proposta, mettendo in luce diverse criticità. Il rischio idrogeologico dell’area giostre è moderato, ma nelle aree limitrofe la situazione è più grave, come evidenziato dall’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPo). Proprio AIPo aveva quindi avviato uno studio di fattibilità rispetto alla costruzione di una diga tra la piana alluvionale di Caselette e la stretta di Alpignano. Secondo il Comitato, però, “l’acqua da qualche parte deve esondare e quindi il problema si riverserebbe solo da un’altra parte”. Infine, nello studio non venivano approfonditi i problemi del consumo di suolo e della relativa compensazione: il bilancio finale, per legge, non può essere negativo. Lo studio non considerava neanche le emissioni di gas serra derivanti dalla costruzione: secondo la Città dovevano essere specificate le prestazioni energetiche del nuovo presidio ospedaliero e la destinazione delle strutture dismesse, specificando se sarebbero state smantellate o riutilizzate.
A fine marzo è arrivata la conferma da parte del Comune sulla scelta dell’area del Parco Carrara tramite la firma di un Protocollo d’Intesa tra Regione, Asl e Città: il fine era quello di concordare e coordinare le azioni di realizzazione del nuovo ospedale. Fratelli d’Italia aveva chiesto un intervento della Regione per bloccare la decisione, creando una spaccatura all’interno del centrodestra. Il 12 aprile, però, è arrivato il sì della Giunta regionale, con unica opposizione del partito di destra. Il Protocollo è stato approvato con un semplice atto di Giunta. La scelta del luogo continua a spettare al Comune, come ha ribadito l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, ma sembra che ormai la decisione presa sulla Pellerina sia definitiva. Il documento specifica che non verrà toccata la zona verde limitrofa all’area degli spettacoli viaggianti, ma l’area occupata si svilupperà su 76mila metri quadrati suddivisi in più piani, esclusi i parcheggi; la spesa di 185 milioni di euro godrà delle risorse messe a disposizione dall’Inail. L’Asl deve ora presentare il Progetto di fattibilità tecnica ed economica e la progettazione dovrà essere completata entro giugno 2024. L’accordo con l’azienda sanitaria sarà firmato entro il prossimo dicembre.
Perché proprio alla Pellerina?
Il Comitato Salviamo la Pellerina mette in luce le stranezze della decisione sull’area: “Perché per forza qui? Perché il terreno non costa niente? Perché se ci sarà un’inondazione chiederanno semplicemente un risarcimento? E come mai il progetto dell’ospedale non è stato affidato a una società torinese ma a una società di consulenza di Milano? Mazzoleni – assessore all’Urbanistica – in Consiglio comunale ha detto che, essendo l’ospedale un impianto energivoro, è una bella idea farlo lì. Una dichiarazione imbarazzante”.
La distanza tra Maria Vittoria e parco Carrara, di meno di un chilometro, ha influito sulla decisione. Dei sette siti presi in considerazione, quattro sono risultati più idonei, oltre all’area giostre della Pellerina: Vitali, Vigili del fuoco e Rigaldi. Agm Project Consulting era stato incaricato di effettuare due studi, finanziati dalla Compagnia di San Paolo, sull’idoneità tecnica e strategica dei luoghi. Dalle analisi della società di consulenza è emerso che nessuna delle zone considerate era ottimale. Quella di corso Regina, però, era migliore rispetto alle altre, come sottolineato dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo. La differenza però era molto lieve, con solo qualche punto di differenza: proprio per questo motivo, i consiglieri di Ev, M4o-Up e Luv avevano richiesto del tempo per valutare la situazione, senza basarsi sugli algoritmi, in un momento in cui la politica non può rimanere indifferente rispetto alle questioni ambientali. Il Pd, invece, avrebbe voluto ascoltare chi ha condotto gli studi per capire se la bonifica di un luogo dismesso sarebbe stata tanto più costosa e quindi se sarebbe stato fattibile optare per un altro luogo. La Lega si era invece detta contenta degli studi, ricordando che la bonifica allungherebbe i tempi, andando contro l’urgenza legata all’utilizzo dei fondi del Pnrr.
La Pellerina era stata indicata meno critica principalmente perché di proprietà della Città di Torino e perché presenta infrastrutture per il trasporto pubblico e privato. Anche altre strutture considerate rispettavano i parametri, ma nessuna ne rispettava tre contemporaneamente come il parco Carrara. Secondo l’analisi, l’area presentava invece più criticità per il necessario adeguamento della zonizzazione acustica dell’area Iren e per la presenza di vincoli sulle fasce di rispetto stradale e sugli elettrodotti aerei e interrati, che ridurrebbero l’area edificabile. Il Comitato spiega che le due linee aeree all’altezza di via Pietro Cossa a un certo punto vengono interrate, si uniscono a una terza che passa sotto il parco e arriva all’Iren. L’Asl aveva quindi richiesto al Comune di spostare alcuni di questi elettrodotti in modo tale da aumentare l’indice edificabile e che fosse prevista e attuata una variante urbanistica per l’area Iren. In più, aveva voluto che fosse approfondito l’aspetto relativo alla Classe geologica.
Il Comitato ha anche espresso dubbi sulla votazione delle aree: “È molto strano il fatto che l’ex mattatoio sia rimasto in seconda posizione rispetto alla Pellerina perché le previsioni davano per certa la scelta dell’area di via Traves”, uno spazio di 335mila metri quadrati in maggior parte liberi, di proprietà comunale e destinato ai servizi. “Probabilmente hanno un progetto per la Pellerina, uno per la Thyssen e uno per l’ex mattatoio”, dichiara Contratto.
Tutti concordano sul fatto che Maria Vittoria e Amedeo di Savoia siano strutture obsolete, su cui pesano gli oltre 100 anni dalla costruzione. I problemi nascono quando si parla di dove collocare il nuovo ospedale. Contratto ricorda che il parco Carrara, il più grande di Torino, è un bene storico della città che presenta un’importante biosfera: “Abbiamo bisogno di un ospedale, ma bisogna farlo con coscienza”, come specificato dalla petizione inviata al Comune. Contratto ripercorre anche le vicissitudini del Comitato: “Dopo averlo aperto abbiamo scoperto varie cose. Vorrebbero costruire qui utilizzando principalmente come scusa il fatto che sarebbe più raggiungibile dai cittadini. Abbiamo raccolto più di 400 firme in un weekend e abbiamo scritto alla Soprintendenza del ministero dell’Ambiente per difendere l’ecosistema del parco. Loro dicono che utilizzeranno solo l’area delle giostre, ma noi abbiamo visto il progetto. Non ci sta qua, non ci sta. E nulla vieterà a chi di dovere in futuro di allargare la costruzione mangiando altro verde. L’edificio sarebbe di nove piani, di cui due sottoterra: immaginatevi l’umidità, che viene sù già solo quando cala il sole. Resta anche da capire che fine faranno i vecchi ospedali perché le speculazioni edilizie sono sempre dietro l’angolo. Andreotti diceva che a pensar male spesso ci si azzecca. E io a questo punto non mi fido più, anche perché le istituzioni hanno un atteggiamento molto prepotente”. L’assessore comunale al Welfare Jacopo Rosatelli aveva specificato che le strutture si riconvertiranno rimanendo però a vocazione sociosanitaria.
Le altre aree considerate
L’alternativa preferita dai comitati è l’area ex ThyssenKrupp, abbandonata e di proprietà privata. Nel 2007 la fabbrica aveva assistito alla morte di sette operai durante il turno di lavoro. Un dramma che non ha ancora trovato giustizia e che potrebbe essere in parte risolto dando una nuova vita a quegli spazi. Secondo le istituzioni, però, il rischio idrogeologico rende impossibile questa soluzione. Cosa succederà alla Thyssen resta la domanda più gettonata in questo senso. Dopo quasi 16 anni, il problema dell’inquinamento del suolo e della falda idrica non è ancora stato risolto perché l’intervento di bonifica non è mai stato effettuato. Secondo il Comitato Salviamo la Pellerina, le istituzioni dicono che bisognerebbe bonificare con i soldi pubblici. “Ma in realtà la legge dice che chi inquina paga, in questo caso i proprietari precedenti. Quello è un lavoro da fare in ogni caso, quindi la cosa più logica sarebbe sfruttare il momento e bonificare la Thyssen”.
La Regione ha recentemente pubblicato un bando sui finanziamenti del Pnrr per le aziende che vogliano produrre idrogeno in aree industriali dismesse. Nell’Atlante dei luoghi interessati figura anche l’area ex ThyssenKrupp, per la quale si è già mossa l’azienda Asja Ambiente Italia di Rivoli. Lo scorso 23 marzo, la consigliera Alice Ravinale, presentando al Comune una mozione sulla questione ThyssenKrupp, si è detta preoccupata sulla possibilità di costruire nell’area uno stabilimento di produzione di idrogeno verde, sostanza altamente infiammabile. In quell’occasione, Mazzoleni ha negato questa ipotesi usando a conferma un articolo di giornale, che però, come fa notare un appello rivolto ai consiglieri da parte del Comitato, si riferisce solamente agli impianti di distribuzione di idrogeno, non a quelli di produzione. “Affermazioni a dir poco sconcertanti, se non allarmanti, da parte del massimo responsabile della gestione del nostro territorio. Come credere che una tale eventualità non esista se non sa nemmeno distinguere tra distribuzione e produzione?”, afferma il Comitato.
Mazzoleni, attualmente indagato a Milano per abuso edilizio, a margine del Consiglio comunale del 15 marzo dichiarava: “Nell’area della ThyssenKrupp ci sono problemi simbolici ma anche oggettivi: rischio idrogeologico, inquinamento e proprietà privata. Io credo non sia pensabile che la Città né nessun altro spenda risorse pubbliche per quella bonifica. Occorre che tutti insieme, Città, Regione e Stato, pretendiamo che venga bonificata da chi ha causato l’inquinamento e da chi ha causato le morti. E a quel punto l’area potrà e dovrà rientrare nella vita della città. Il sogno è che sia lei un parco che va a compensare quello che oggi stiamo usando per fare l’ospedale, anche per la memoria che porta”.
Mazzoleni ha anche provato a chiarire le altre istanze portate avanti dai comitati. “Quando si parla di 76mila metri quadri si parla della superficie calpestabile dell’ospedale, quindi ai vari piani. L’impronta a terra dipende da come sarà fatto l’ospedale: più è alto, meno pesta terra. L’opzione che Asl riteneva preferibile avrebbe difficoltà a rimanere solo nell’area sterrata. Però per noi quella non è accettabile, sia perché non vogliamo consumare suolo oltre questo perimetro, sia perché il resto del parco è insondabile, non possiamo costruire lì. Una delle richieste che faremo alla Regione è che scelga quella che può stare nell’area a disposizione”.
I giostrai
Il presidente dei giostrai Marco Della Ferrara si chiede invece che fine faranno i suoi colleghi. Ancora non è stata trovata una zona sostitutiva per i professionisti della categoria perché al momento a Torino non esiste nulla di simile rispetto all’area di corso Regina. “La cosa spiacevole – dice Della Ferrara – è che siamo venuti a conoscenza di questa espulsione dai giornali”. L’amministrazione ha chiesto scusa più volte ai lavoratori. Scuse accettate perché, secondo il presidente, non c’è alternativa se vuoi continuare a lavorare sul territorio torinese. “Siamo stati ricevuti la settimana scorsa e ci hanno detto che si possono trovare delle alternative. Stanno aspettando che noi gli diciamo qualcosa, ma non possiamo se non conosciamo le loro intenzioni. L’articolo 1 del regolamento comunale prevede che prima di mandarci via ci devono offrire un’alternativa pari, sia per ampiezza che per centralità. Ormai è 40 anni che siamo lì, oggi arriviamo a 200 famiglie”. Della Ferrara crede che si tratti di una questione politica: valuteranno la redditività dello spettacolo viaggiante. Dal 2021 al 30 giugno 2022 l’attività è stata esentata dai pagamenti legati agli spettacoli ed è costata alla Città 60 mila euro. “Non veniamo qui solamente per lavorare: mangiamo, andiamo a scuola e facciamo la spesa – spiega Della Ferrara. Siamo cittadini del mondo, ma quando siamo a Torino ci sentiamo di Torino. Manca considerazione nei confronti delle attività economiche sulle ruote perché possono essere allestite in qualsiasi luogo. Non vengono seguiti i protocolli d’intesa sottoscritti con l’Anci o le tutele della categoria: queste attività vengono sempre più decentrate, al contrario degli altri paesi europei. Una volta sfilavamo per piazza Vittorio”. Nel momento della concessione del territorio era stato posto un vincolo: mantenere l’area verde. Ora, però, questo documento non si trova.
Mazzoleni si era espresso anche sul futuro dei giostrai. “L’area spettacoli viene usata solo per alcuni momenti dell’anno. Li abbiamo incontrati, stiamo ragionando con loro, anche perché riteniamo che questa possa e debba essere l’occasione per ripensare il loro ruolo nella città. Quest’area a suo tempo era stata assegnata come provvisoria, nessuno l’aveva mai ritenuta ideale. Sarebbe un peccato sostituire una zona che ha tanti difetti con una con altrettanti difetti. Vorremmo dare un servizio migliore a loro e soprattutto ai cittadini”.
Le responsabilità
In campagna elettorale ognuno promuove le proprie battaglie: difesa del verde, ma anche nuovo ospedale. Poi, però, nessuno ammette di fronte alla cittadinanza che non ci sono risorse economiche. È chiaro che la scelta migliore sarebbe un’altra area, ma bonificare costa troppo: non ci sono soldi per costruire l’ospedale rispettando l’ambiente. Manca una presa di posizione in questo senso. E quindi la responsabilità sulla decisione del luogo è una patata bollente che Regione e Comune si passano da mesi.
Luigi Icardi, assessore regionale alla Sanità, dichiara che la scelta del luogo è stata effettuata dal Comune, mentre Maurizio Marrone, assessore alle Politiche sociali e dell’integrazione sanitaria ci tiene a precisare che non ha votato il protocollo, ma fa parte della Giunta che l’ha approvato. Eppure, la lettera del 10 agosto della Regione sottolineava la mancanza di “risorse economiche da dedicare a ingenti bonifiche”: un documento richiamato nel protocollo approvato dalla Giunta Cirio pochi giorni fa. Quindi la Regione è da agosto scorso che ha scartato l’area Thyssenkrupp proposta dal Comune, dati i lavori di bonifica che si sarebbero dovuti effettuare. Solo il 7 dicembre successivo la Regione, con la firma del direttore generale Asl Carlo Picco, ha scelto la Pellerina fra le sette alternative. Sulla questione ha da subito espresso disappunto il vicepresidente del Consiglio Regionale Daniele Valle (Pd), sottolineando le bugie della Giunta: “Durante il Covid abbiamo patito il continuo scontro di potere fra Cirio e la Lega di Icardi: ora si aggiunge Marrone. Perché Icardi mente sapendo di mentire, stretto fra l’ex presidente Cirio e il neo-presidente Marrone? C’è il rischio che anche questa vicenda finisca come tutte le altre, con una marcia indietro di questa amministrazione. A Cirio chiediamo prima del Consiglio aperto del 27 aprile una parola chiara e vera”.
Il Comitato: “Il Comune dice che è colpa della Regione perché hanno già deciso, la Regione dice che è colpa del Comune perché sono loro ad aver deciso. In realtà dall’esterno sembrano d’accordo. Andiamo avanti, non ci fermiamo perché abbiamo capito che i cittadini sono con noi”.
La battaglia per la difesa della Pellerina si unisce a quella del Meisino e a quella del parco Artiglieri da Montagna. La lotta comune è verso l’erosione di suolo: lo testimonia la biciclettata di sabato 22 aprile che dal parco del Meisino ha raggiunto il parco Carrara. Il Comitato ha raccolto firme per un’ulteriore delibera popolare. Si tratta della prima azione della nuova rete Resistenza Verde Torino, che unisce le associazioni che si oppongono alla cementificazione e che difendono i parchi pubblici cittadini dal consumo di suolo delle speculazioni edilizie.