“Ieri è stata una doccia fredda”. Daniele Simoni, 54 anni è uno dei 497 operai Embraco a rischio licenziamento. Questa mattina, martedì 20 febbraio, si è incatenato ai cancelli dello stabilimento di Riva di Chieri dopo che ieri è saltato l’incontro tra i vertici dell’azienda e il governo. “Resto qui finché ho le forze”, ammette Simoni. Insieme a lui Mauro Lapiccirella, 54 anni, e Salvatore Santacaterina, 45 anni. All’ingresso della fabbrica è arrivata anche l’assessora regionale all’Istruzione, Gianna Pentenero. “Venite qui solo perché siete in campagna elettorale”, hanno intonato alcuni dipendenti.
Margherita Foti, 43anni, da 22 lavora nella fabbrica come operatrice in linea dei motorini elettrici. Anche lei è fuori dai cancelli con i colleghi per scioperare. Smettere di lottare ora sarebbe la sconfitta peggiore. “Il ministro Carlo Calenda ha fatto tutto il possibile, ora è la nostra ultima speranza”. Già nel ‘94 l’azienda aveva minacciato la chiusura, ma grazie all’intervento dello Stato questa eventualità era stata arginata. Fino al 26 ottobre 2017, quando è arrivato l’annuncio che la ditta Embraco non voleva più investire nello stabilimento di Riva di Chieri e trasferire tutto in Slovacchia. Il 10 gennaio 2018 sono state avviate le procedure di licenziamento e, se non si arriva a una soluzione, dal 25 marzo gli operai si ritroveranno senza un lavoro.