In Italia c’è un allarmismo sull’immigrazione fomentato dai media. Lo dicono i dati del quinto rapporto della Carta di Roma, pubblicato a dicembre 2017 e presentato ieri a Torino da Paola Barretta, ricercatrice dell’Osservatorio di Pavia che monitora la qualità dell’informazione, al convegno nazionale “Tutti a casa“, organizzato dalla Diaconia valdese alla Gam, a cui hanno partecipato operatori di ong (tra cui Carlotta Sami, portavoce Unhcr) e giornalisti.
«Da un anno e mezzo l’allarmismo è aumentato, con immagini, titoli e servizi ansiogeni» ha sottolineato Barretta. «Si dovrebbe avere la stessa cura nel controllo delle notizie sull’accoglienza e l’integrazione che si ha per le notizie per esempio sportive».
Quattro articoli su dieci, secondo lo studio, trattano l’immigrazione con toni allarmistici. «Si tratta proprio di un uso delle parole mirato a scatenare la paura di un allarme invasione – ha continuato Barretta – con associazioni intenzionali di termini come “migrante”, “profugo”, “immigrato” alla criminalità o alla perdita di posti di lavoro. E per la prima volta persino le ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo sono state prese di mira».
Il direttore del mensile interreligioso Confronti, Claudio Paravati, ha presentato i dati del dossier immigrazione di Idos: «Non si può parlare di invasione perché i dati ci dicono che l’impatto dei migranti sulla popolazione italiana è dello 0,4 percento, un numero che in Europa rimane molto basso. Quando si raccontano le migrazioni si tende a usare la pancia e puntare sull’emozione, ignorando la realtà dei fatti». Dopo la tragedia del 3 ottobre 2013, quando 368 persone morirono annegate al largo di Lampedusa, e dopo la pubblicazione sui giornali della foto di Aylan Kurdi, bimbo siriano di tre anni trovato morto sulla spiaggia di Kos il 2 settembre 2015, la percezione sui migranti era migliorata: l’ondata di morti in mare aveva commosso il mondo intero. «Ma la crisi economica e la politica internazionale – dalla Brexit a Trump – hanno poi prevalso nella narrazione giornalistica» conclude amaro Paravati.
Alla vigilia della campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo, la lotta alle notizie false – che travolge i social media ma coinvolge tutto il mondo dell’informazione – è al centro del dibattito pubblico. Su come arginarle il convegno si è concluso con le parole di Carlo Verna, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti: «Non possiamo censurare i media, ma puntiamo alla formazione continua e all’aggiornamento professionale: si potrebbe collegare il sostegno all’editoria con la “fedina” professionale dei giornalisti e delle testate. Per un rispetto delle regole che già ci sono».