5mila firme in tre giorni e il telefono ha iniziato a squillare ininterrottamente. Una petizione online che mira a salvare il Goethe-Institut di Torino ha già raggiunto oltre 18mila firme in meno di due mesi, portando i direttori di altri centri di questa istituzione, come quelli di Napoli e Genova, ad avviare iniziative analoghe. A ideare la petizione è stata Silvia Borgiattino, ex allieva del Goethe-Institut di Torino dal 2012 al 2016: appena ha saputo della possibile chiusura del centro si è subito attivata, senza pensarci troppo.
“Come andranno le cose è da vedere, al momento siamo in attesa perché tutto quello che potevamo fare lo abbiamo fatto, aprendo più canali possibile. La petizione online non ha valore legale, infatti la mia idea era semplicemente di fare un po’ di casino, di creare interesse intorno a questa situazione”. A partire dalla petizione, infatti, il 21 ottobre è stato organizzato un flash mob in piazza San Carlo, che ospita il centro. Borgiattino, a tal proposito, propone come alternativa lo spostamento della sede in una zona meno costosa, se il problema dovesse essere meramente economico.
In questa attesa fa però piacere scorrere i commenti della petizione, dove si perde il conto dei messaggi, in italiano e in tedesco, di supporto al Goethe-Institut di Torino e in difesa della cultura: tra questi è intervenuta anche Chiara Appendino, ex sindaca di Torino e deputata del Movimento 5 Stelle. Molti arrivano da studenti e docenti che sono passati da qui e che hanno stretto tra loro legami indissolubili che continuano fino a oggi: “Tanti colleghi li vedo ancora adesso”, commenta infatti Borgiattino.
“Al Goethe-Institut mi sono trovata benissimo, sia per gli insegnanti che per l’organizzazione, un’organizzazione tedesca direi. Ho tanti bei ricordi perché facevamo molte cose divertenti a lezione. Una volta abbiamo dovuto inventare un dispositivo, allora abbiamo creato un gabinetto che applaudiva quando veniva utilizzato. Gli insegnanti erano talmente bravi a farti parlare che Trapattoni a confronto era Helmut Kohl”.
La petizione ha come obiettivo le 25mila firme e la sua descrizione conclude così: “Comunque andrà a finire, c’è la consapevolezza che non sono i luoghi ma le persone a fare di un posto una casa. Una casa che vogliamo continuare ad abitare e a tenere aperta per tutto quello che ha rappresentato per noi, per Torino e per chi verrà dopo di noi”.