Formare “in casa” medici per far fronte alla carenza di specialisti che affligge l’intero territorio nazionale: è questa la ricetta del Piemonte, che alla fine dello scorso anno ha lanciato l’iniziativa Adotta un medico lanciata dalla Regione. Sono previsti 50 nuovi contratti per altrettanti specializzandi che dovranno aver vissuto almeno tre degli ultimi 12 anni in Piemonte e per altri cinque dopo aver conseguito il titolo vi si dovranno fermare. In concreto, la Regione si prende in carico la spesa per 15 contratti (pari al 50% in più rispetto allo scorso anno, con una spesa di 1.920.000 euro), e per la restante parte coinvolge le fondazioni del territorio: hanno già aderito la Compagnia di San Paolo, la Cassa di Risparmio di Torino e quelle di Cuneo e Vercelli, oltre alla Fondazione per il Nuovo Ospedale di Biella e la Fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra. Nel caso in cui il medico che ha fruito del contratto aggiuntivo finanziato non rispetti l’impegno di lavorare nelle strutture del servizio sanitario piemontese, la Regione chiederà al medico stesso di restituire le somme percepite.
«Si tratta di una buona iniziativa – commenta Chiara Rivetti, segretaria regionale del sindacato Anaao Assomed: purtroppo negli ultimi anni, a causa di un’errata programmazione del fabbisogno di specialisti, alcune specialità come l’anestesia e rianimazione, l’ortopedia, la radiologia e, le situazioni peggiori, la pediatria e il pronto soccorso, riscontrano gravi carenze. Queste si protrarranno nei prossimi anni, seguendo la curva pensionistica».
Secondo i calcoli del sindacato, mancano in Piemonte circa 70 pediatri, con le carenze maggiori negli ospedali dell’Asl To4 (Chivasso, Ivrea), nell’Asl di Alessandria e nell’ospedale di Biella e di Borgosesia. Su 18 Aziende Sanitarie Ospedaliere e Aziende Sanitarie Locali ben 8 utilizzano pediatri delle cooperative, le altre coprono le carenze soprattutto con gettoni a pediatri di libera scelta. La carenza di specialisti nei Pronto Soccorso sarebbe di oltre 130 medici, tra cui più di 30 solo all’Asl To4 di Cuorgnè, Lanzo, Ciriè, Chivasso, Ivrea.
«In un circolo vizioso di condizioni di lavoro sempre più pesanti, sta emergendo anche un serio problema di licenziamenti volontari. – sottolinea Rivetti – In Piemonte ogni giorno più di un medico si dimette dalle strutture pubbliche per diventare pediatra di libera scelta o medico di famiglia, o per andare a lavorare nel privato». Dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2019 in Piemonte, 507 medici hanno interrotto il rapporto di lavoro, escludendo i pensionamenti, i trasferimenti e i decessi. Di questi, il 54% sono donne.
L’articolo è tratto dall’ultimo numero di Futura: per leggerlo clicca qui.