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“Odiare non è uno sport”, al via la campagna di sensibilizzazione contro l’hate speech

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Dire di no all’odio nello sport e nella vita. È l’obiettivo della campagna “Odiare non è uno sport” che prende il via oggi, 7 febbraio, in occasione della Giornata mondiale contro il bullismo e il cyber-bullismo.
Il progetto è sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, con un fitta rete di partner su tutto il territorio nazionale.
La campagna durerà per tutto il 2020, anno delle Olimpiadi di Tokyo, in cui gli occhi dei media saranno particolarmente puntati sullo sport, e prevede diversi appuntamenti e strumenti per sensibilizzare la cittadinanza.

“L’hate speech in ambito sportivo è un problema molto sentito – spiega Silvia Pochettino, responsabile della campagna di comunicazione del progetto – c’è voglia di testimoniare un volto diverso dello sport  come momento di aggregazione e di benessere. Sin da subito abbiamo avuto molti riscontri sia dagli sportivi di diverse discipline che hanno voluto condividere le loro testimonianze, sia dalla gente che ci ha prontamente inviato le foto con i cartelli della campagna”.
Sul sito ufficiale dell’iniziativa sono state raccolte decine di testimonianze, non solo di campioni dello sport nazionale come Igor Cassina e Stefano Oppo, ma anche di sportivi professionisti e dilettanti, associazioni, allenatori, scuole e semplici cittadini.
Tanti gli eventi previsti durante l’anno: dieci flash mob contemporanei in diverse città italiane in occasione della Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace del 6 aprile, attività educative in 55 scuole e 44 società sportive e la partecipazione a numerose manifestazioni sportive. Per finire con le “squadre” territoriali anti-odio che monitoreranno profili e pagine social di varie società sportive per intercettare e rispondere in modo pertinente ai messaggi di odio.

Al momento della sensibilizzazione è affiancato anche quello della ricerca. L’Università degli sudi di Torino, attraverso l’équipe multidisciplinare del Centro di ricerca avanzata Coder, è al lavoro per elaborare un Barometro dell’Odio nello sport.
Lo studio sta monitorando i principali social media e le testate giornalistiche sportive per capire entità e caratteristiche del fenomeno dell’hate speech. Su 4.857 post analizzati, per un totale di oltre 443mila commenti sui social, emerge che tre post su quattro ricevono commenti che contengono una qualche forma di hate speech. Quest’ultimo può manifestarsi come generico linguaggio volgare (13,5%), aggressività verbale (73%) , vere e proprie minacce (6,8%), o, infine, come varie forme di discriminazione (6,7%). I picchi più elevati di messaggi d’odio si verificano in corrispondenza di eventi calcistici e riguardano in particolar modo le decisioni arbitrali.
Il lavoro dell’équipe però non è solo di osservazione, ma punta a intervenire con risposte in tempo reale, attraverso la creazione di un chat bot per tentare di intervenire in modo automatico dove si riscontrano parole e discorsi di odio.
“Siamo riusciti a creare una cordata eterogenea di contestazione attorno a un problema che sta diventando sempre più serio e diffuso”, conclude Pochettino.

FRANCESCA SORRENTINO