La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Nuovi italiani: storie e numeri da Torino e dintorni

Sono nati o cresciuti in Italia, entrano in classe, frequentano i campetti di calcio, i cinema e i bar. Ma non hanno la cittadinanza italiana. Nello scorso anno scolastico sono stati 31.152 gli studenti stranieri che hanno frequentato le scuole torinesi. Molti arrivati dalla Romania, altri da Marocco, Albania, Egitto o Cina. Eppure il Paese di nascita più frequente tra gli studenti che vivono qui è proprio l’Italia: un ragazzo straniero su due è nato da genitori non italiani. Sono loro i nuovi italiani.

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Tra i nuovi italiani ci sono anche loro: c’è Denisa nata in Albania. Ha 25 anni e da venti vive a Fossano, in provincia di Cuneo. “Ciò che mi rende albanese è il mio cognome, per tutto il resto sono italiana”. Circa quattro anni fa ha richiesto la cittadinanza e oggi sta ancora aspettando, intanto si è laureata.

C’è Luisa, 24 anni, nata in Italia da genitori cinesi. Quando pensa a casa sua pensa a Torino e non potrebbe fare altro, ha sempre vissuto in questa città. Eppure ammette di avere difficoltà a conciliare le sue origini e la sua identità: “A casa i miei genitori non mi considerano abbastanza cinese, fuori casa non invece mi sento abbastanza italiana”.

C’è Hind, la stilista per donne musulmane italiane. A soli 25 anni combatte l’indifferenza con la bellezza dei suoi abiti.

C’è Chadir, in arte Cha Cha, il rapper con la mamma siciliana e il papà senegalese. Nelle sue canzoni porta la periferia torinese in cui è cresciuto. Il suo singolo d’esordio, che ha superato i due milioni di visualizzazioni è dedicato proprio alla sua città, Torino.

Sono i nostri compagni di banco, cresciuti studiando Dante, guardando le Winx e ascoltando J-ax, sognano Totti, anziché Beckham.

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Il mondo il classe: quanti sono gli studenti stranieri a Torino

La presenza di studenti provenienti da diversi Paesi del mondo, o nati in Italia da genitori di origine
straniera, dimostra che c’è il mondo in classe, seduto sui banchi di scuola.
L’interculturalità può essere allora un’opportunità e un’occasione di cambiamento per tutta la scuola. Come suggerisce “La via italiana alla scuola interculturale”, documento redatto dall’Osservatorio nazionale per l’intercultura nell’ottobre del 2007, adottare la promozione del dialogo e del confronto significa non limitarsi solamente ad organizzare strategie di integrazione degli alunni immigrati o misure compensatorie di carattere speciale, bensì assumere l’intercultura come paradigma dell’identità stessa della scuola, come occasione di apertura a tutte le differenze sociali, economiche e culturali.
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Quando lo sport migliora la legge: lo Ius soli sportivo

 

 

 

 

 

 

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NADIA BOFFA

FEDERICO CASANOVA

ROBERTA LANCELLOTTI

RICCARDO LIGUORI

NICOLA TEOFILO