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Una nuova casa per Mauro Rostagno, giornalista ucciso dalla mafia

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“Noi non vogliamo trovare un posto in questa società, ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto”: sono parole di Mauro Rostagno, giornalista torinese e nomade ucciso da Cosa Nostra nel 1988. E da oggi, giovedì 30 dicembre, Rostagno ha una casa anche nella sua città: è la piazza a lui dedicata, di fronte al Giardino Italo Calvino. Uno spazio pubblico davanti al murales che lo ritrae, inaugurato lo scorso 26 settembre.

C’erano tutti al taglio del nastro: tutta la famiglia e i ragazzi di Libera Piemonte e del Presidio Mauro Rostagno, che insieme hanno voluto e realizzato il murales. E questa volta c’era anche il Comune, nella persona di Fabio Versaci, presidente del Consiglio Comunale: non si era presentato nessuno a settembre, cosa che aveva suscitato una certa polemica. Ma tutti i disguidi sono stati cancellati dalla targa scoperta oggi, tra la commozione della moglie, della sorella, della figlia e di Don Luigi Ciotti, che con parole di fuoco ha ricordato Rostagno.

Prima dell’installazione della targa, si è svolta una cerimonia ufficiale nel teatro della parrocchia Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, che ospita il murales.

“Io me lo ricordo con l’abito bianco candido, simbolo della forza e della purezza che lo contraddistinguevano” ha raccontato Don Ciotti, durante la cerimonia. “Entrava nei luoghi del disagio e ne usciva con una storia, li raccontava per noi” ha aggiunto Giovanni De Luna, storico e ordinario all’Università di Torino. Con la voce quasi spezzata invece Carla Rostagno, la sorella ha continuato: “Questa intitolazione è come un regalo lungamente atteso, che sana una mancanza amara”, e poi ha parlato del “suo” Mauro: “Non voleva fare l’eroe, non cercava il sacrificio. Amava la vita e la voleva bella per sé e per gli altri. Ma era coerente e non ricattabile”.

Anche Giulia Zagaria, del Presidio Mauro Rostagno, ci ha tenuto a contribuire con un suo ricordo. Le sue parole sono arrivate attraverso la voce della figlia di Mauro, Maddalena, poiché le barriere architettoniche hanno impedito alla sua carrozzina di entrare in teatro: “Ci sono voluti un quarto di secolo per sapere la verità e quattro anni per avere un posto dedicato a Mauro nella sua Torino, ma finalmente ce l’abbiamo fatta”.

 

MARTINA PAGANI