La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

No alle onorificenze ai gerarchi russi, radicali in sciopero della fame

condividi

In sciopero della fame per chiedere al governo Meloni di revocare le onorificenze conferite ai gerarchi russi, tra cui il portavoce personale di Putin, Dmitry Peskov. È questa la protesta che iniziano oggi, 27 febbraio, Igor Boni e Silvja Manzi, esponenti torinesi dei radicali. La data non è stata scelta a caso: il 27 febbraio del 1994 Andrea Tamburi, storico rappresentante dei radicali, fu assassinato a Mosca in circostanze mai chiarite.

“Cominciamo questa azione non violenta – racconta Boni – perché abbiamo provato in tutti i modi a raggiungere un risultato che dovrebbe essere scontato. Il governo italiano deve attivare le procedure per revocare le onorificenze che sono state vergognosamente riconosciute a gerarchi del Cremlino, a complici di criminali di guerra”. Inoltre, i radicali hanno consegnato mille firme al sottosegretario Mantovano per esplicitare questa necessità, ottenendo anche risposte positive. “Sono passati ormai cinque mesi – continua -, ma di cambiamenti concreti non ne abbiamo visti. C’è quindi bisogno di questa azione. Le onorificenze vengono consegnate a persone che si sono distinte per meriti in ambito sociale, culturale e politico. Peskov si è distinto per essere complice di un criminale politico. È assurdo. Deve essergli revocata. Il governo deve prendere una posizione. Fino a oggi ha mantenuto un comportamento ambiguo. Non dimentichiamoci che la Lega ha un accordo politico di collaborazione con il partito di Putin”.

Boni inizierà il suo sciopero della fame a partire dalla mezzanotte di oggi, Silvja Manzi invece partirà tra due giorni. “L’Italia – dice Manzi – è il ventre molle dell’Europa, il paese europeo più sensibile ai richiami di Putin. Proprio questa mattina sul Financial Times leggiamo che c’è una guerra di propaganda della Russia nel nostro Paese. Noi iniziamo questo sciopero per far sì che queste onorificenze vengano veramente revocate”.