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“No” al deposito di scorie nucleari nel Torinese

Arriva il “no” per il deposito di scorie nucleari nelle aree di Carmagnola-Poirino e di Mazzè-Caluso. I due territori agricoli erano stati indicati nel primo elenco di aree potenzialmente idonee.

Dopo i controlli fatti dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica insieme a Sogin (Società gestione impianti nucleari) e Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nazionale e la radioprotezione) arriva la decisione di escludere dalla lista entrambi i territori torinesi. Ma tra le 51 aree presenti nel nuovo elenco pubblicato ieri dal Ministero rimangono da valutare altre zone piemontesi, in provincia di Alessandria.

Due le manifestazioni per dimostrare il dissenso, proprio durante la fase di approfondimento del Ministero: la prima il 6 novembre 2021 a Mazzè, la seconda il 19 gennaio 2022 a Casanova di Carmagnola. Coldiretti infatti aveva chiamato alla mobilitazione gli agricoltori ed erano stati ben 150 i trattori a partecipare.

“Non potevamo accettare che due tra le aree più importanti del Piemonte per le produzioni agricole fossero utilizzate per il deposito nazionale di scorie nucleari e per gli impianti collegati — commenta Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino —. Abbiamo chiesto che non venissero valutate soltanto ragioni geologiche ma anche quelle economiche e sociali connesse all’agricoltura. Abbiamo portato le nostre bandiere e soprattutto i trattori dei nostri soci in piazza per combattere ancora una volta il consumo di suolo di prezioso terreno agricolo e per non compromettere il futuro di produzioni identitarie per il nostro territorio” come la filiera locale del grano, quella del mais-foraggio-carne piemontese; la produzione dei peperoni di Carmagnola, quella degli asparagi di Santena-Poirino, dell’Erbaluce di Caluso. Produzioni che, una volta perse, non sarebbero state compensate dai posti di lavoro nell’impianto per le scorie. Il nostro è sempre un ambientalismo responsabile, fermo di fronte alle ragioni dell’agricoltura, che guarda al futuro del nostro cibo naturale e dello sviluppo sostenibile dei territori dove viviamo e lavoriamo”.

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