Il basket di Serie A1 abbandona Torino un’altra volta. Prima i debiti e i guai societari, poi l’esclusione dalla Lega e la penalizzazione di otto punti di pochi giorni fa hanno decretato l’uscita di scena dell’Auxilium Pallacanestro da quella massima categoria riconquistata nel 2015, ventidue anni dopo l’ultima volta. In questo arco di tempo, la proprietà ha avuto il volto ambizioso del presidente Antonio Forni, ma ha vissuto troppo a lungo al di sopra delle proprie possibilità. Fin dallo scorso autunno, hanno iniziato a circolare le voci di un possibile passaggio di consegne: dietro il paravento di una squadra ricca di nomi esotici, guidata da coach Larry Brown (la storia del basket americano fatta persona) e dietro il trasloco dallo storico Palaruffini al più “cool” Palavela, le crepe del mondo Auxilium si allargavano. Ora giocatori e membri dello staff tecnico si ritrovano appiedati. I tifosi torinesi, dopo aver sognato in grande, rischiano di risvegliarsi senza la loro squadra del cuore.
Dalla trattativa con Leonis al -8 in classifica
A fine 2018, la proprietà dell’Auxilium Torino comincia la trattativa per la cessione della società con i dirigenti del gruppo Leonis, azienda di derivati petroliferi. I contatti proseguono per mesi, ma l’accordo non si chiude. A metà marzo, Leonis fa un passo indietro. L’Auxilium però è in crisi: Larry Brown ha già fatto le valigie da un pezzo, la squadra arranca in fondo alla classifica e da gennaio non riceve lo stipendio. Lunedì 1° aprile viene presentato il piano di salvataggio societario “Una mole di basket”: Paolo Terzolo, già fondatore della Pms (la denominazione con cui Torino aveva riconquistato la A1), si dichiara disponibile a guidare un progetto di rilancio che unisca gli imprenditori torinesi. Insieme all’amministratore delegato dell’Auxilium Massimo Feira parte la caccia agli sponsor. La ricapitalizzazione sembra andare in porto il 23 aprile: a salvare la situazione però è l’intervento di un discusso deus ex machina. Chi garantisce per il 75% delle quote societarie infatti è l’imprenditore russo Dmitry Gerasimenko: fino a pochi mesi prima, era proprietario della squadra di Cantù e l’aveva portata più volte sull’orlo del fallimento. Nel frattempo, Torino conquista la salvezza sul campo, ma gli scettici sulla solidità del futuro dell’Auxilium sono molti, incluso il presidente federale Gianni Petrucci. La prima doccia gelata arriva lunedì 29 aprile: le società di Pallacanestro Serie A, riunite nella Lega, votano l’estromissione di Torino per il prossimo campionato. Non era mai successo prima. Motivo, la non idoneità del magnate russo, responsabile dell’indebitamento di un’altra associata (cioè Cantù) nella stessa stagione.
I guai però non vengono da soli, il 7 maggio arriva il colpo del k.o. La Commissione tecnica di controllo, dopo mesi di verifiche, chiede e poi ottiene otto punti di penalizzazione per l’Auxilium per irregolarità nei pagamenti dei contributi. Torino si ritrova improvvisamente ultima e retrocessa. Con un milione di debiti in più a rendere sempre più probabile lo scenario del fallimento.
Un futuro senza Auxilium?
Difficile che eventuali ricorsi possano concludersi positivamente per i gialloblù. Possibile che Terzolo cerchi di salvare la situazione rilevando con una nuova società il diritto dell’Auxilium. Non tutti però condividono questa ipotetica soluzione. La parte più appassionata dei tifosi non ci sta all’idea di vedere scomparire di nuovo il nome della squadra che ha fatto la storia del grande basket a Torino. Fabrizio Regruto, co-fondatore dell’associazione “Cuore Gialloblù” lo dice apertamente: “Noi siamo tifosi dell’Auxilium e lo saremo anche se dovesse giocare nell’ultima categoria. Non vogliamo che il marchio dell’Auxilium sparisca come nel 2008. Vedere un’altra società portare il nome di Torino, anche ad alto livello, non ci interessa. Se dovesse succedere la reazione di una parte della piazza sarà di totale indifferenza”.
Articolo estratto dal sesto numero del magazine di Futura News. Qui trovate l’edizione completa.