Il 2022 che verrà/1: la Camera di commercio
Un 2022 che si apre tra rischi e opportunità. Sarà cruciale capire come e su cosa concentrare sforzi e risorse, dato che i fondi del Pnrr rappresentano una chance sul territorio piemontese per investire risorse – finalmente – significativa. Futura ha scelto di raccontare le aspettative su questo anno decisivo attraverso tre interviste ai presidenti di Camera di Commercio, Coldiretti e Cgil di Torino. Discontinuità e prospettiva le parole d’ordine, il rischio da evitare quello di interventi miopi, viziati da interessi di parte, di breve periodo o – peggio ancora – carattere elettorale. Serve pianificazione, altrimenti le risorse europee si trasformeranno in una pioggia di contributi privi di valenza nel medio-lungo periodo.
La parola alla Camera di Commercio di Torino
Partiamo dalla Camera di Commercio. Il presidente Dario Gallina guarda all’automotive e all’aerospazio, “sono due nodi cruciali, e potrebbero essere il punto di partenza per superare le difficoltà nel 2022”. Due settori ben radicati sul territorio piemontese, ma hanno bisogno di investimenti importanti per crescere ancora. “Servono i grandi player per uscire dalla crisi, e giustamente loro guardano a ecosistemi sani, solidi. Il nostro compito è rendere il territorio attrattivo per incentivare gli investimenti esterni”. A Torino le basi ci sono, si pensi alla Città dell’aerospazio, che vale un miliardo e cento milioni di investimenti, un progetto trainato da Leonardo e Politecnico capace di creare 2500 posti di lavoro. “Anche la città della scienza a Grugliasco, il Polo nazionale della mobilità sostenibile e della manifattura, e la Città della salute, rappresentano terreni fertili per gli investimenti del 2022, che potrebbero rendere Torino al centro dell’Europa, connessa, potenziata e specializzata”, spiega Gallina. I fondi del Pnrr però serviranno anche per riorientare quelle realtà già forti sul territorio ma che devono stare al passo con i cambiamenti. In prima linea proprio l’automotive, “siamo già indietro su alcuni aspetti come l’elettrificazione, dominata dal mercato asiatico, sarà importante spingere ora sull’idrogeno, finchè siamo in tempo. Quello dell’automotive è sicuramente un settore centrale nell’economia torinese ma serve una politica industriale di visione, ci sono 70mila posti di lavoro a rischio perché le trasformazioni tecnologiche porteranno alcune aziende a uscire dal mercato. Gli investimenti giusti potranno spingere verso una riconversione che renderà le stesse aziende capaci di produrre le auto del futuro”, conclude Gallina.