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Nel 2019 quattro nuovi Centri antiviolenza in tutta la Regione

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La violenza sulle donne è un’emergenza e il Piemonte prova a correre ai ripari. I dati parlano da soli: nel 2018, 3.125 donne sono state seguite in percorsi di uscita dalla violenza dai Centri antiviolenza piemontesi, quasi mille in più rispetto alle rispetto alle 2336 del 2017. Di queste, 2.066 nell’area metropolitana di Torino e 1.059 nelle altre province del Piemonte. 3455 le richieste di aiuto, 1.902 nel torinese e 1.553 nel resto della Regione; 85 le donne che sono state accolte in una delle dieci case rifugio presenti sul territorio regionale: 50 nell’area di Torino, 35 nelle altre province.

È quanto emerge dalla ricerca dell’Istituto Ricerche Economiche e Sociali per il Piemonte (Ires) sul ricorso ai centri antiviolenza – ce ne sono 16 in tutta la Regione – da parte delle piemontesi presentata stamattina in occasione degli Stati Generali contro la violenza alla Fabbrica delle E.

Un appuntamento fortemente voluto dall’assessora regionale alle Pari Opportunità Monica Cerutti per mettere in rete tutti gli attori che si occupano in vario modo di violenza sulle donne.

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In Piemonte nel 2019 è in programma l’apertura di quattro nuovi Centri antiviolenza, che sono già stati finanziati con fondi regionali e statali: nasceranno a Settimo Torinese, Borgomanero, Vercelli e Santhià. Quest’anno apriranno anche dieci nuovi sportelli di prima accoglienza: quattro a Torino, due a Collegno, uno a Chivasso, a Cuneo, a Ceva e ad Asti, per arrivare a un totale di venti Centri e 46 sportelli.

L’IDENTKIT DELLA DONNA VITTIMA DI VIOLENZA

In base ai dati della ricerca dell’Ires si può tracciare anche un dentikit della donna che si rivolge ai Centri antiviolenza: molto spesso ha tra 31 e cinquant’anni (il 56%), non fa differenza se occupata o senza lavoro. Quattro donne sulle dieci di quelle che chiedono aiuto sono sposate, e quasi tutte hanno figli (l’80%). In genere il loro titolo di studio è un diploma (40%), un 11% ha la laurea. Sono in maggioranza cittadine italiane: il 60%. Le richieste di aiuto arrivano in prevalenza dall’area metropolitana di Torino.

ADRIANA RICCOMAGNO