Passano tutti dal Commissariato di Polizia di via Verdi 11 i ragazzi che sabato sera si trovavano in piazza San Carlo durante la finale di Champions League. Sono stanchi, ancora impauriti, hanno cerotti intorno alle braccia e alle ginocchia e adesso che hanno ricominciato a respirare, sperano di riuscire a trovare ciò che è stato calpestato e travolto.
Luca Aimaretti ha 21 anni e arriva in Questura per cercare ciò che la sua fidanzata, che sta bene ma vive lontano, ha lasciato in piazza subito prima di scappare “il più lontano possibile”. Aimaretti racconta di aver sentito un’ondata di caldo fortissimo, “come un ventilatore sparato addosso”. Poi ha cominciato a correre, come tutti quelli che erano con lui. Nella fuga la sua fidanzata ha perso tutto. “Telefono, borsa, portafogli e scarpe… appena è riuscita a calmarsi si è accorta di non avere più niente”. Insieme a lui, Fabio Valenti racconta di aver visto molti dei suoi amici ferirsi con i pezzi di vetro sparsi ovunque sulla piazza. “Appena siamo riusciti a raggiungere l’auto siamo corsi in ospedale, prima al San Luigi di Orbassano, ma c’era troppa gente, poi al Pronto Soccorso di Pinerolo, dove dopo di noi sono arrivate molte persone da Torino”.
Il Commissariato di via Verdi, insieme alla Caserma dei Carabinieri di via Giulia di Barolo 6 e agli uffici della Polizia Municipale di via Bologna 74, raccoglie e ridistribuisce gli oggetti identificabili, cioè documenti, cellulari con codice Imei o borse e portafogli che abbiano nome e cognome scritto sopra. Tutti gli effetti personali possono essere recuperati solo dopo la denuncia di smarrimento. Gli oggetti non identificabili, invece, si trovano negli Uffici del Comune di via Meucci 4 o nella sede dell’Amiat di via Giordano Bruno 25. Da ieri Paolo, Piero, Saray, Fanny e Fabio stanno facendo la spola in tutti questi posti. Domenica molte persone sono riuscite a recuperare le loro cose, man mano che passano i giorni le ricerche sono più difficili.
Saray, ha vent’anni, viene da Valencia ed è a Torino per l’Erasmus; sabato sera era in piazza a tifare per il suo Real Madrid; si ricorda soltanto di avere cominciato a correre per inerzia, seguendo quelli che erano vicino a lei. La ragazza non parla molto bene l’italiano e mostra i gomiti e i piedi, feriti per i vetri rotti: “Ho perso le scarpe e il telefono, spero di riuscire a ritrovare qualcosa”.
Fanny, vent’anni, arriva in Questura accompagnata dalla mamma. Non riesce ancora a trovare le parole: “Ero in piazza, dalle parti del Caffè Torino: all’improvviso ho sentito un’onda che mi travolgeva, sono caduta e mi sono fatta male alla mano”. La ragazza racconta di aver sentito tre ondate “all’inizio ho pensato a un terremoto, poi a un attacco terroristico, poi ho smesso di pensare. Fanny è andata con il tram all’ospedale Le Molinette dove le hanno applicato quattro punti alla mano.
“Sono stata fortunata: ieri su Facebook mi hanno contattato i carabinieri per comunicarmi di avere ritrovato il mio portafogli con dentro tutto quello che c’era. Ora spero di trovare anche la borsa e le chiavi”.
Molti ragazzi non hanno voglia di parlare, non sanno cosa dire, soprattutto dopo essere entrati e non avere trovato nulla. Hanno avuto paura e adesso sono ancora tristi, spaventati e arrabbiati perché non possono credere che in mezzo a quella tragedia e a quel sangue qualcuno abbia avuto il coraggio di rubare gli oggetti lasciati dalla gente che scappava. Fanny questo se lo ricorda perfettamente: “Subito dopo la prima ondata c’erano ragazzi seduti tranquilli che raccoglievano e rubavano tutto quello che trovavano. Ho visto le loro mani tirare fuori soldi da borse e portafogli caduti a terra, mentre la gente vicino a loro urlava e piangeva e aveva paura di morire”.