A Torino, i numeri della disoccupazione giovanile sono impressionanti. A confermarlo il rapporto Conosci la tua città?, redatto a inizio 2021 dall’economista Mauro Zangola. L’indagine ha evidenziato che i giovani tra i 15 e il 24 anni sono passati da un tasso d’occupazione pari al 33% nel 2004 (prima della crisi) al 16,2% nel 2020. Se la fascia considerata è quella dai 15 ai 29 anni, i numeri sono ancora più impietosi: nel 2004, il tasso d’occupazione era al 50%, oggi è al 31,5. E il problema colpisce, soprattutto, i giovani di alcuni quartieri, di cui 6 a Torino Nord. Falchera, Aurora, Barriera di Milano, Regio Parco, Mirafiori Sud, Vallette e Borgata Vittoria.
Perché i giovani piemontesi incontrano sempre più difficoltà di inserimento lavorativo? Lo abbiamo chiesto a Bader e Jasmine, due under 30 di seconda generazione che, come altri figli del loro quartiere, scontano i disagi di chi non ha molti mattoni da cui iniziare a costruire il proprio futuro. Entrambi hanno iniziato un percorso con Arteria, onlus che si occupa di accompagnare i neet (i giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi formativi) verso una svolta positiva.
Quello dei neet è un problema che si è aggravato molto con la crisi economica del 2007/2008, ma non ha pesato allo stesso modo in tutto il mondo. L’Italia è stata travolta perché il nostro Paese ha investito pochissimo in istruzione e nell’appianamento delle disparità: siamo al 22esimo posto su 37 Paesi per divario nei risultati scolastici tra figli di ricchi e poveri. I nodi da risolvere sono tanti: mismatch di competenze da colmare, contratti di lavoro da revisionare per ridurre la precarietà, percorsi di formazione e orientamento più attenti alle inclinazioni dei giovani.