L’industria alimentare non è un settore isolato e privo di ricadute esterne, ma ha conseguenze su vari ambiti, dall’ecologia all’agricoltura, dall’economia alle disuguaglianze sociali. “Aumento della popolazione mondiale, malnutrizione, cambiamento climatico, scarsità d’acqua e desertificazione del suolo sono solo alcune delle principali sfide che l’essere umano dovrà affrontare nel prossimo futuro”, dice Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino. Per questo motivo nasce il Centro di studi e ricerca sul cibo sostenibile, che avrà sede a Pollenzo presso l’Università di Scienze Gastronomiche (UniSg), in collaborazione con il Politecnico di Torino, l’Università del Piemonte orientale (UniUpo) e l’Università degli studi di Torino.
Misurabilità, sostenibilità, circolarità, qualità e salubrità sono le parole chiave attorno a cui si svilupperà il progetto, con il fine di promuovere la fruizione di cibi stagionali, ridurre l’inquinamento da plastiche non biodegradabili e lo spreco alimentare, rafforzare la biodiversità e aumentare l’apporto proteico da fonti alternative alla carne. Nello specifico, l’obiettivo del polo sarà quello di fare ricerca e formazione in un’ottica multidisciplinare, supportare le iniziative culturali e turistiche di promozione del territorio, con l’aspirazione di diventare un punto di riferimento internazionale. Ma anche sensibilizzare le istituzioni pubbliche per fare in modo che l’educazione alimentare e gli stili di vita consapevoli e sostenibili entrino nei programmi delle scuole di ogni ordine e grado.
Quest’ultimo fine è chiaro nell’appello di Carlo Petrini, presidente dell’Università di Scienze gastronomiche e del nuovo Centro di studi: “L’educazione alimentare permette di comprendere il valore del cibo, il modo in cui viene prodotto, venduto e distribuito, così come le dinamiche sociali, economiche e ambientali che ne sottendono. Chiedo dunque che il governo italiano inserisca l’educazione alimentare come insegnamento obbligatorio nelle scuole”. Un ruolo da protagonista in questa sfida sarà giocato, quindi, dagli insegnanti e dagli operatori fin dalla scuola primaria e, di conseguenza, dalle giovani generazioni, che potranno farsi portavoce di un cambiamento reale per contrastare l’inquinamento e diffondere comportamenti sostenibili.
Il Centro nasce dalla collaborazione dei quattro atenei piemontesi, che insieme possono garantire competenze trasversali e infrastrutture di ricerca avanzate. Sarà un luogo di incontro e di coordinamento, da dove nasceranno e saranno sviluppati progetti collaborativi, in un’ottica di laboratorio diffuso che mira a sfruttare le eccellenze già esistenti. “Essere sinergici è fondamentale – dice Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino -. Il cibo è il crocevia di tanti obiettivi di sviluppo sostenibile”. È quello che il rettore dell’UniUpo ha definito il “contagio delle idee”, che corrisponde al valore aggiunto che possono dare a un progetto persone con competenze diverse, anche molto lontane tra loro.
“Se la pandemia e le guerre degli ultimi anni ci hanno ricordato quanto il cibo sia un punto dirimente anche a livello geopolitico, la crisi climatica pone l’accento sulla vulnerabilità degli attuali sistemi alimentari – conclude Petrini -. Per questi motivi la ricerca sul cibo e l’educazione alimentare saranno i punti nevralgici per un avvenire più sostenibile. Una maggiore attenzione verso il pianeta è ciò che le nuove generazioni hanno già iniziato a chiedere e che davvero necessitano per realizzare nel miglior modo possibile il loro futuro”.