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Musica diffusa, Ezio Bosso vive nelle piazze di Torino

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La musica di Ezio Bosso esce dai teatri per diffondersi tra la gente, nei mercati, nelle biblioteche e nelle strade della sua città natale, Torino. Lunedì 12 maggio prenderà il via la seconda edizione di Musica diffusa, da mattino a sera. A cinque anni dalla scomparsa di Bosso, le sue opere “in costante evoluzione” – proprio come la sua vita itinerante – verranno eseguite in dieci appuntamenti musicali, grazie all’omaggio della Filarmonica Trt, da sempre al fianco del maestro.

Oltre la soglia delle periferie

“La musica si muove, in teatri bellissimi o in piazze fatiscenti, in anfiteatri greci o in piccoli bar. Ed ogni luogo diventa solo musica per quell’attimo”, così Tommaso Bosso ricorda le parole dello zio, da sempre in fuga dalle torri d’avorio della musica. Dal centro città alle periferie urbane, tre ensemble di musicisti della Filarmonica eseguiranno una selezione di brani del maestro, componendo per un giorno una nuova colonna sonora per la vita di Torino.

Tra gli spazi che si eleveranno a palchi di musica classica, troviamo le biblioteche civiche Francesco Cognasso, Cesare Pavese e Villa Amoretti, che l’assessora alla Cultura di Torino, Rosanna Purchia, ha tenuto a sottolineare, in quanto “le biblioteche sono un punto chiave del lavoro della nostra giunta, in cambiamento e sempre di più luoghi di inclusione”. Inoltre, è prevista una tappa alla Nuvola Lavazza, ai mercati di piazza Foroni e corso Sebastopoli e soprattutto all’istituto minorile Ferrante Aporti. Il gran finale di Musica diffusa andrà in scena alle 20, all’auditorium del Polo del 900, in via Carmine 14, e vede la collaborazione della fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci.

Ricordare Ezio Bosso

“Ezio non riusciva a stare fermo, si muoveva di continuo, mischiava e giocava con tutto, in costante evoluzione”, ricorda Tommaso Bosso. Custodire la memoria di Ezio Bosso significa avere cura di tutte le sfaccettature che hanno contraddistinto la sua vita. “Ezio rompeva gli schemi della musica e amava riadattare i brani: la stessa sinfonia poteva suonare in un modo completamente diverso. Ricordo la sua versione per un quartetto d’archi di un brano di Beethoven: era stravolto, con una lentezza esasperante e degli effetti di dinamica esageratissimi, ma ogni volta che lo riascolto rimango senza fiato”, afferma Luigi Fineto, primo oboe dell’orchestra del Teatro Regio e di Filarmonica Trt.

Ezio Bosso è stato anche un adolescente, come tutti, e proprio in giovinezza ha vissuto Torino, in un “rapporto conflittuale e ribelle”, come sostiene il nipote. Si faceva chiamare Xico, suonava il basso negli Statuto, band storica di Torino, e si sentiva un mod, perché, come usava dire anche da adulto, “mod si nasce e si rimane per tutta la vita”. Tommaso Bosso, non a caso, sostiene che questa subcultura giovanile sia stata l’unico vero luogo di appartenenza che il maestro ha vissuto a Torino. Alex Loggia, chitarrista storico degli Statuto, ricorda: “Ezio era ovviamente più portato per la musica classica, ma tutti venivamo da quel mondo, vicino al conservatorio. Eravamo amici, uniti dalla musica, e soprattutto dei mod: quando scopri di esserlo, è per sempre, come spiega Paul Weller – per poi aggiungere – Anche a livello estetico, è rimasto influenzato, nonostante fosse in continuo cambiamento: un mod non si ferma, va avanti”.

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