di Massimiliano Mattiello e Romolo Tosiani
Costeggiare il fiume per trovare il deserto. Una semplice passeggiata dalle parti dei Murazzi del Po mostra una delle ferite aperte della città: sono passati tre mesi dall’alluvione e la situazione non sembra migliorare. Per i torinesi sarà un’estate senza i Muri.
Dopo la piena dello scorso novembre, che ha danneggiato le strutture dei locali sulle arcate del Lungo Po, resteranno chiusi molti dei pub e dei club interessati dall’inondazione. I locali che non riusciranno a riaprire per la stagione estiva sono situati a sud di Ponte Vittorio Emanuele I. Altri invece, come il “the Beach” e i “Magazzini sul Po”, lato nord dei Murazzi, hanno riaperto pagando privatamente le spese di ristrutturazione e dando il via a una perizia asseverata per garantire l’agibilità degli stabilimenti.
Michele Covolan, responsabile politiche universitarie della Città di Torino, precisa che l’inagibilità riguarda anche “Student zone” progetto promosso dal Comune per la creazione di un punto d’incontro per gli studenti universitari del capoluogo piemontese. L’aula studio è chiusa in seguito all’alluvione, Palazzo Civico sta provando a reperire i fondi per rendere agibile la struttura, ma Paolo Romano di To Different, società che gestisce “Student zone” e “the Beach”, confessa di non avere certezze sui tempi di ripresa delle attività.
Il simbolo della piena, i battelli Valentina e Valentino vivono in un limbo. Il primo è ancora sott’acqua e in estate sarà rimosso, per evitare di danneggiare l’impianto idroelettrico da 1,5 mW della diga Michelotti. L’altro scafo è ricoverato, in attesa di riparazione, nella rimessa Gtt di Via Fiocchetto. La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta, il servizio non sarà ripristinato in tempi brevi.
I locali sul versante settentrionale hanno subito danni per un ammontare di 120mila euro. Per quanto messi a norma nelle ultime ristrutturazioni, non sono riusciti a reggere l’impatto e la portata dell’inondazione di novembre e dunque i tempi di attesa per ripristinare i locali rimangono lunghi. Per di più il comune, come sottolinea Covolan, «non naviga in buone acque» e non potrà quindi a sostenere le spese di ripristino. Un’altra opzione sarebbe quella di sfruttare i sussidi statali, ma visti i tempi burocratici per questo genere di sovvenzioni, risulta difficile si riescano a mettere a punto i lavori alle strutture distrutte dalla piena.
Sul versante sud la situazione è più complessa visto che oltre al danno strutturale si va ad aggiungere la situazione amministrativa dei locali. Dei nove lotti messi a disposizione dal Comune, sei di questi sono stati assegnati in un bando del 2015. Alcuni hanno aperto e sono riusciti a far fronte all’inondazione. Altri invece, come ad esempio lo spazio dato in gestione alla cooperativa Patchanka, nei locali dell’ex Alcatraz, non hanno certezze sulla nuova apertura e sperano di ricevere novità a aprile. I motivi della tardiva riapertura riguardano l’inizio dei lavori per la realizzazione dell’impianto geotermico all’interno dei locali. Dopo la fine delle opere toccherebbe alla cooperativa iniziare la ristrutturazione. Dal Comune smentiscono una possibile causa tra le parti e garantiscono che l’amministrazione ha grande interesse nel vedere riaprire le aree destinate alla movida torinese, ma non possono con certezza stabilire i tempi di riapertura dei locali. Degli altri tre lotti rimasti, uno non è stato aggiudicato mentre gli ultimi due sono stati assegnati alla fine dell’anno scorso e pare dunque impossibile la loro inaugurazione estiva.
L’interesse di tutti, Comune compreso, è tornare alla normalità, con i Murazzi vivi. Nell’intervista concessa da Chiara Appendino a Futura, la Sindaca ha confermato le buone intenzioni: “La situazione dei Murazzi è complessa perché ci sono delle difficoltà operative, per cui rispetto ai requisiti iniziali del bando del 2015 è stato chiesto qualcosa di più. Stiamo cercando di sbloccare tutto. Stiamo procedendo in modo spedito per farli aprire quest’estate, anche se non ne ho la certezza”. Insomma, l’incertezza è l’unica cosa certa.