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Mumec, Unesco e Rai celebrano il “World Radio Day”

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“Qui, sono le Nazioni Unite che parlano ai popoli di tutto il mondo”. Iniziava con questo messaggio, il 13 febbraio 1946la prima trasmissione radiofonica delle Nazioni Unite. Sono passati 76 anni da allora e le tecnologie della comunicazione si sono evolute fino all’avvento di Internet e alla rivoluzione digitale, che ha investito tutti i media. La radio non fa eccezione: negli ultimi anni abbiamo assistito al proliferare delle web radio e oggi il medium beneficia della tecnologia Dab+ per raggiungere le orecchie degli ascoltatori. A questo si aggiunge il crescente avvicinamento del pubblico verso i podcast, prodotti di matrice tipicamente radiofonica, che spopolano anche su Spotify. Ma in ogni caso lo strumento resta, come ha ricordato ieri durante il convegno la presidente del centro Unesco di Arezzo Lucia Besi, “un potente motore di democratizzazione della società e di integrazione sociale delle persone, anche quelle con disabilità”.

Per commemorare quella giornata storica, l’Onu ha istituito nel 2012 il “World Radio Day“, in programma ogni 13 febbraio. Ieri, sabato 12 febbraio, la ricorrenza per l’XI Giornata Mondiale della Radio è stata celebrata in un convegno organizzato dal Museo della Comunicazione di Arezzo (Mumec), che ha ospitato l’evento, e dai centri locali per l’Unesco di Arezzo, Firenze e Torino insieme a l’AIRE (l’Associazione Italiana della Radio d’Epoca) e al Museo della Radio e della Televisione Rai di Torino e Rai Toscana. “La radio è stata uno strumento importante durante la pandemia: le persone nel mondo senza tv e internet in casa hanno potuto seguire gli eventi grazie a questo strumento”, sono state le parole di Maria Paola Azzario, presidente del centro per l’Unesco di Torino.

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 Credits: Eric Nopanen (Unsplash)

L’IX Giornata mondiale della radio è stata dedicata al tema della “Comunicazione fra cielo e terra”, con particolare riferimento alla prima trasmissione radio tenuta da un aereo. E’ il 19 settembre 1915 e siamo a Torino, più precisamente all’ aeroporto di Mirafiori. Il fisico italiano Guglielmo Marconi, vincitore del premio Nobel nel 1909, monta a bordo di un biposto Caudron g 3 prodotto su licenza francese dall’A.E.R. di Orbassano, una delle prime aziende italiane produttrici di aeromobili, uno strano apparecchio: un trasmettitore di circa 16 chilogrammi, che operava su una lunghezza d’onda tra i 100 e i 200 metri. A terra fu sistemata una piccola stazione campale. Approfittando di un volo di addestramento, Marconi volò nel cielo di Torino per circa mezz’ora accompagnato dal marchese Solari. I due riuscirono a trasmettere il segnale dall’aereo e la giornata passò dunque alla storia.