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Molte in assoluto, poche nei ruoli apicali: le donne nel Bilancio di Genere di Università e Politecnico

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Di più nei numeri, ancora meno nel potere. Questa mattina, venerdì 11 marzo, sono stati presentati il GEP (Gender Equality Plan) e il Bilancio di Genere di Università e Politecnico: un impegno congiunto, a riprova dell’attenzione verso il tema che il mondo accademico porta avanti a stretto contatto con la città. “Politiche di genere in Accademia: la realtà torinese nel contesto europeo”, questo il titolo del convegno organizzato in occasione della Giornata Internazionale della Donna, dai Comitati Unici di Garanzia (CUG) dell’Università degli Studi di Torino e del Politecnico di Torino e dal CIRSDe di UniTo (Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere).

Unito si conferma a maggioranza rosa, sia per quanto riguarda la popolazione studentesca (62% di ragazze sul totale degli iscritti), sia nella composizione del personale (55 % di donne, perlopiù in posizioni tecniche amministrative). Scalfire il soffitto di cristallo, tuttavia, si conferma più che mai difficoltoso. Le proporzioni si invertono se si analizza il dato dei docenti, con oltre il 54% di uomini nel 2020, che diventa eclatante se ci si limita alle posizioni apicali: tra i professori ordinari, ad esempio, soltanto una su tre è donna. L’Università di Torino, in ogni caso, si dimostra più avanti rispetto al resto del mondo accademico del nostro Paese, dove, in media, dietro al 77% delle cattedre ordinarie siedono figure maschili, che dominano anche se lo sguardo si allarga a tutto il personale docente, con quasi il 70% dei ruoli. La situazione è comunque in lento miglioramento, e per quanto riguarda i passaggi di ruolo, l’unica posizione per cui all’Università di Torino nel 2020 gli scatti hanno riguardato più gli uomini che le donne è stata proprio quelle di professore ordinario, mentre queste ultime prevalgono in tutte le altre. Non a caso, Il glass ceiling index, indicatore che misura lo spessore del soffitto di cristallo, nell’Università di Torino è in diminuzione dal 2016 al 2020. La sensibilità di Unito verso queste tematiche è dimostrata dal rilevante impatto che queste ultime rivestono sul bilancio d’ateneo. Oltre il 77% dei costi del 2021 sono stati sensibili alla prospettiva di genere, quasi l’1% sono stati direttamente mirati a diminuire le diseguaglianze tra uomini e donne. Panoramiche positiva anche per quanto concerne le retribuzioni, dal momento che non si riscontra alcun gap salariale tra i generi.

Passando dall’analisi quantitativa a quella qualitativa, il quadro diventa più complesso. In un sondaggio effettuato tra il personale di ateneo tra il 2020 e il 2021, emerge come il divario di genere sia un problema sempre più vivo nelle vite personali degli intervistati, intercettato solo parzialmente dal miglioramento dei numeri in senso inclusivo. Tra le criticità più diffuse, la difficoltà di conciliare lavoro e famiglie è una delle più menzionate. La maternità rappresenta ancora un elemento che ostacola il percorso lavorativo: diverse donne all’interno dell’Università sono spinte a rinunciare ad avere figli per paura di perdere opportunità di carriera. Elemento questo che va di pari passo che un’eccessiva pressione alla produttività, evidenziata sia dalla popolazione maschile che da quella femminile. Si chiede di pubblicare una quantità sempre maggiore di materiale, anche a scapito della qualità delle ricerche. Come testimonia uno degli intervistati, “la filosofia stakanovista danneggia le donne, dal momento che di frequente queste si trovano costrette a rinunciare per impossibilità di sostenere tali ritmi, mentre si trova sempre qualche uomo disposto a prestarsi a questa stortura”.

Il cammino è lungo, ma l’attenzione che Unito e Polito riservano al tema, insieme ai risultati incoraggianti mostrati dal bilancio, rappresentano una base importante su cui si può continuare a costruire.