“Se Mohamed Shahin è in attesa di deportazione per quello che ha detto in piazza allora deportateci tutti”. È il grido che si alza dal presidio convocato per la liberazione dell’imam di San Salvario, da martedì rinchiuso nel Cpr di Caltanissetta in seguito a un provvedimento di espulsione. Il mese scorso, durante una manifestazione, aveva descritto il 7 ottobre 2023 come un atto di reazione, dicendosi d’accordo con quanto avvenuto. Aveva poi precisato di essere contrario a violenza e terrorismo, ma non è bastato.
Per il ministero degli Interni si è reso “responsabile di comportamenti che costituiscono una minaccia concreta attuale e grave per la sicurezza dello Stato”. La capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra in Consiglio regionale, Alice Ravinale, commenta: “È un atto di natura politica, Shahin viene colpito per quello che ha detto, un’opinione che per quanto possa essere non condivisibile non può in alcun modo giustificare questo provvedimento. Lo Stato sta facendo un’operazione di prevenzione del terrorismo sulla base di un’opinione, anche la Procura ha confermato che non c’è nessuna indagine per legami o per sospetti legami (con il terrorismo, ndr). Se per un’opinione si rischia di perdere tutto, i figli, una vita costruita qui, allora vale tutto. Stanno calpestando le tutele costituzionali, la libertà di parola, i diritti della persona, perché sappiamo che Shahin rischierebbe molto se fosse espatriato in Egitto”.
L’uomo, infatti, si è spesso esposto contro al presidente al-Sisi, e il timore di chi gli è vicino è che, se dovesse essere costretto a tornare nel Paese, finisca in prigione. “Non possiamo lasciare che sia un altro Giulio Regeni, un altro Patrick Zaki”, hanno detto i partecipanti all’ultima mobilitazione per la sua liberazione, una fiaccolata partita dalla Prefettura e arrivata a Palazzo di Città.

“È uno schiaffo alla città di Torino, perché Mohamed Shahin qui aveva un ruolo importante per la comunità islamica di San Salvario ma non solo, anche un ruolo di ponte, di gestione del dialogo interreligioso” continua Ravinale. E l’imam, infatti, ha ricevuto anche la solidarietà della Rete del dialogo cristiano islamico, della Commissione Diocesana Ecumenismo e Dialogo Interreligioso, della Chiesa Evangelica Valdese. Il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, ha persino diffuso un video-appello in cui lo definisce “uomo del dialogo”. In sua difesa si sono schierati anche Anpi e Cgil, e Pd, M5S e Avs hanno presentato un’interrogazione parlamentare.
Shahin, che è in Italia da oltre vent’anni, nel 2023 si era visto negare la richiesta di cittadinanza, e aveva presentato ricorso. Ora ha fatto richiesta di asilo politico, una mossa che fermerà, almeno temporaneamente, la sua espulsione. Il timore, però, non riguarda solo il suo caso: “Qui si sta mettendo in discussione lo Stato di diritto, se dovesse essere riportato in Egitto sarebbe un precedente gravissimo, un salto di livello su modello trumpiano” conclude Ravinale.