Tutto ciò che lo ha reso famoso, lo ha allontanato dall’uomo che voleva diventare. Francesco Mandelli, attore e sceneggiatore, diventato famoso per essere parte del duo “I soliti Idioti”, si riscopre scrittore con “Mia figlia è un’astronave”. Quello che sembra un volo pindarico, è stato più un viaggio ragionato dall’ormai 40enne che si sentiva rinchiuso in quel ruolo che aveva reso claustrofobico il suo mondo.
Il libro come simbolo dell’evoluzione che ha caratterizzato il suo mondo dopo la nascita della figlia: “Mia figlia è stata un’astronave, un’improvvisa raccolta di responsabilità, un modo in cui il mondo mi ha detto che stavo diventando un adulto”. Il libro si concentra sull’antitesi di due personaggi: Jacopo e Napoleone.
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Proprio lavorando a questo libro, l’autore ha riconosciuto come il suo stile di scrittura si sia diversificato negli anni: “All’inizio l’ironia dei personaggi era destinata a creare qualcosa di grottesco, ma sapevo ad un certo punto che i soggetti avevano bisogno di una visione matura della vita e di come debba essere vissuta”. La svolta della carriera di Mandelli è arrivata anche nella diversa realizzazione della sua scrittura: “ciò che scrivevo per il cinema era figlio di un sistema che condizionava ogni mia parola, mi sono accorto che scrivere libri è un lavoro certosino. Posso dire che questo libro è mio figlio, perchè anche non essendo autobiografico, è parte dei miei ricordi adolescenziali e di ciò che ho vissuto durante la mia crescita”.
La musica risulta fondamentale, ancora una volta nella vita di Mandelli: “Sarei voluto diventare un musicista, ma non sono stato abbastanza bravo, e quindi vi dovrete sorbire il mio libro”. Ogni passo del libro è contornato da musica, “a tal punto che consiglio la lettura di alcuni capitoli, con la colonna sonora che ho messo nel libro. La musica riesce a coinvolgere, a creare un crossover in grado di renderti partecipe di ciò che stai leggendo e vivendo”.