Primavera (in anticipo) non è solo il nome dell’album di Laura Pausini del 2008 ma richiama quello della stagione che, per i meteorologi, inizia il 1° marzo: “è per gli astronomi che invece parte col 20 del mese” ricorda Luca Mercalli, divulgatore scientifico e climatologo piemontese.
Le stagioni metereologiche sono costituite da mesi pieni, iniziano e finiscono con l’inizio e la fine dei mesi: dunque “nessuna ricorrenza per noi, oggi”, ricorda lo studioso. “Quella attuale è una primavera particolarmente calda e asciutta. Il grosso delle anomalie metereologiche si percepisce soprattutto in Pianura Padana e sulle Alpi: fa da contraltare il Sud, particolarmente piovoso. Il Nord-Ovest registra il decimo caso di un quadrimestrale più asciutto rispetto ai due secoli precedenti”. Andava peggio solo nel 1990.
In ogni modo, “questa è una tendenza che osserviamo tutti i mesi dell’anno: tutte e quattro le stagioni si stanno surriscaldando. Quello scorso, è stato l’anno più caldo in Italia, degli ultimi 250 anni. Dal 2003 l’autunno registra un aumento costante delle temperature” ha ricordato Mercalli.
“La cifra del cambiamento climatico è il caldo. Le temperature degli ultimi vent’anni non hanno eguali: lo testimoniamo bene le Alpi, laboratorio a cielo aperto, che hanno vissuto lo scioglimento del 50% della loro superficie glaciale”. I trend, viste tutte le analisi delle scienze metereologiche mondiali, sono questi. Ma le temperature continueranno ad aumentare? “Esattamente, e sempre di più”. Di quanto? “Dipende da noi: entro il 2100 l’aumento può oscillare da un minimo di 1° ad un massimo di 4/5°”.
Dunque il caldo anomalo è assicurato, anche per questa primavera: ma possiamo ridurre il suo divampare? “Sì, riducendo le emissioni del Co2: o l’economia svolta davvero verso le rinnovabili oppure andremo incontro ad uno scenario catastrofico, così come è stato definito dalle Nazioni Unite. Da troppi anni si ripete un destino che mostra la stupidità umana, per cui di fronte alla comparsa di una malattia, non ci si cura”, ricorda lo studioso. “Troppe chiacchere e pochi fatti”, suggerisce.
“Quella che oggi si registra è la massima concentrazione di anidride carbonica rilevata negli ultimi 3 milioni di anni”. Dal momento che la causa di questo risiede in uno stile di vita collettivo ad elevato consumo di energie fossili, e di rifiuti, la politica può e deve intervenire. Come? Deve agevolare la cittadinanza ecofriendly e sanzonare quella più sbadata e/o non curante. Ciascun cittadino, nel suo piccolo può fare la sua parte. In “Non c’è più tempo” (Einaudi, 2018) Mercalli individua quattro punti fermi su cui riflettere e agire: casa, cibo, mobilità e oggetti.
“La casa, rappresenta il contesto in cui l’energia viene sprecata, dispersa, mal impiegata: l’ecobonus, qui, rimane ancora troppo poco utilizzato. La mobilità: nonostante la moda crescente dei voli low cost, bisogna riflettere sul suo enorme potenziale inquinante. Scegliere quale trasporto prendere significa dare una svolta netta al proprio bilancio quotidiano nella produzione di emissioni. Per quanto riguarda il cibo, una soluzione è scegliere di mangiare meno carne: quella bovina, in particolar modo, è una immensa fonte di emissioni climalteranti. Inotre, buona cosa sarebbe scegliere nutrimenti a filieria corta: consumare cibo che non ha fatto il giro del mondo implica non assumere cibo che porta dentro di sé le emissioni dei trasporti su cui si è mosso. Infine gli oggetti: ogni cosa acquistata ha prodotto delle emissioni”.
Quella attuale è una primavera che, come le altre tre stagioni, continua a spostarsi verso il caldo. Seguirà l’estate, sempre più pronunciata, cui poi farà da contraltare un inverno sempre più debole e scarico.
Ma le quattro stagioni resteranno: “è un concetto puramente occidentale credere che le stagioni diverranno due”, a discapito di quelle considerate intermedie, autunno e primavera. “Il concetto su cui riflettere è un altro”. Le stagioni rimarranno: tutte e quattro. “Ma saranno sempre più calde”.