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Mensa scolastica, dopo la “sentenza del panino” si volta pagina

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Sono passati otto mesi dalla sua emissione, e in questo periodo la “sentenza del panino” ha fatto discutere. Ma al panel Mangio a scuola, previsto per il Festival del Giornalismo Alimentare, se n’è parlato in termini diversi. Forse più costruttivi.

Il tema è ancora di stretta attualità, se è vero che all’incontro erano presenti molti dei 58 genitori che avevano invocato la Corte d’Appello a pronunciarsi sul diritto a scegliere per i propri figli tra la mensa e il cibo portato da casa. Il riconoscimento di questo diritto ha fatto sì che il 15% degli alunni abbiano abbandonato la refezione scolastica: in risposta a questa dinamica, martedì 21 il Comune ha approvato il progetto pilota per la reintroduzione della mensa fresca nelle scuole primarie (ed eventualmente secondarie di primo grado). Un progetto che è stato definito ambizioso dall’avvocato Giorgio Vecchione, colui che, grazie alla sentenza della Corte, aveva vinto il braccio di ferro con il Ministero dell’Istruzione. Eppure, non era tra i relatori del panel.

Lo era l’Assessore all’Istruzione e all’Edilizia scolastica Federica Patti, che ha auspicato un dialogo tra amministrazione e genitori, perché «la mensa ha dato uguaglianza e pari dignità all’interno della scuola. Ed è uno strumento che si sta perdendo, un momento educativo da difendere tutti insieme». Lo stesso Vecchione, raggiunto dai nostri microfoni dopo l’incontro, le ha fatto eco: «Abbiamo sempre cercato il dialogo con l’assessore Patti, al di là delle questioni giudiziarie, che sono nate con la giunta precedente».

Quiete dopo la tempesta, quindi? In apparenza, sì. In realtà, secondo l’avvocato persiste il problema della copertura informativa della sentenza, ancora insufficiente «perché ci sono delle sacche di omertà, soprattutto lontano da Torino». E poi, non sono mancati riferimenti più o meno polemici alla sentenza stessa: nel corso del panel, l’Onorevole Umberto D’Ottavio, membro della VII Commissione della Camera dei Deputati (Cultura, Scienza ed Istruzione), ha continuato a sostenere che la mensa fosse “tempo-scuola” e di essere contrario alla sua gratuità, perché «gratis vuol dire bassa qualità». Un messaggio chiaro a Vecchione: l’avvocato, infatti, durante la sua battaglia legale ha sempre ritenuto che se la mensa è tempo-scuola, allora deve essere obbligatoria e gratuita, oppure facoltativa e a pagamento.

Ad ogni modo, il punto centrale rimane la qualità dei pasti che i bambini mangiano a scuola. Un cibo migliore avrebbe evitato la “fuga” dalla mensa avvenuta quest’anno. Secondo Claudia Paltrinieri, responsabile editoriale di Foodinsider.it, c’è molto da lavorare su questo aspetto, perché «uno dei motivi del declino della mensa scolastica è l’avvio del processo industriale nella produzione dei piatti per le mense, che ha causato un calo non solo del gusto dei piatti, ma anche del loro apporto nutritivo. Aumentare le cucine sul territorio sicuramente porterà benefici alla qualità del pasto, ma l’amministrazione dovrà ragionare anche su una politica economica più a favore delle famiglie, con costi ridimensionati».

All’incontro erano presenti anche Paolo Biancone, del dipartimento di Management dell’Università di Torino, e Luisa Tatoni, direttrice della rivista Giovani genitori. Ha moderato Massimo Agostini, giornalista del Sole 24 Ore.

 

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