In ospedale, anche il cibo che viene servito ai pazienti può significare cura e qualità. Il San Luigi d’Orbassano sotto questo punto di vista rappresentava un’eccellenza. Poi un mese fa, una segnalazione e l’ispezione dei Nas. La situazione igienico-sanitaria che viene rilevata è grave e il ritrovamento di escrementi di topo segnala la presenza di roditori. La cucina viene chiusa e la produzione dei pasti è attualmente gestita da una ditta esterna. Di fronte a questa situazione, l’assessore Icardi ha aperto all’esternalizzazione della mensa in Consiglio regionale. Ma l’opposizione considera l’episodio un caso di scuola di “privatizzazione sotto traccia”, come l’ha definita la consigliera regionale Pd Monica Canalis. “Dalle parole pronunciate in consiglio regionale dall’assessore Icardi la scorsa settimana, sembra mancare – sostiene Canalis – la volontà politica della giunta Cirio di preservare il servizio interno all’ospedale. Mancano scadenze e dettagli sugli investimenti che si intendono fare”.
Sulla stessa linea Luca Di Salvo, capogruppo Pd del consiglio comunale di Orbassano e firmatario della nota con Canalis: “Le richieste di investimenti per la riqualificazione dell’azienda intera, fatte dalla consigliera, sono molto puntuali e rispondono a Icardi che ha parlato di impegni generici, senza scadenze e senza intenzioni di spesa. Con la questione della mensa, non si deve fare passare sotto traccia una privatizzazione. La cucina del San Luigi è un elemento di prestigio della nostra regione. Ci sono solo tre ospedali in Piemonte che dispongono di una mensa indipendente e interna. Il blitz dei Nas ha confermato che però servono degli ammodernamenti, tra l’altro, con somme non cospicue. Inoltre mantenere il servizio tutela 19 lavoratori, che non è cosa da poco. Chiaramente non è pensabile che ci siano condizioni sanitarie del genere e ci deve essere un iter per ripristinare il servizio d’igiene, ma noi mettiamo il focus sul servizio”.
Le precarie condizioni sanitarie, che hanno portato alla chiusura temporanea della mensa, erano state segnalate da tempo dai sindacati. Con l’interrogazione regionale e la raccolta firme, portata avanti congiuntamente da Pd e M5S, si apre la possibilità di risolvere il problema. Ma secondo Nino Flesia (Cgil), l’attenzione sul San Luigi non deve fermarsi soltanto al recupero della mensa: “È da un paio d’anni che si conoscono i problemi della cucina. L’incidente degli escrementi ha fatto precipitare la situazione e l’azienda è corsa ai ripari per non perdere il servizio, trovando una ditta esterna di zona. Certo, la mensa va rimodernata in aspetti di sicurezza e apparecchiature, ma tutta la struttura ha bisogno di nuovi investimenti. Il San Luigi è stato costruito parecchi decenni fa e i finanziamenti non sono mai stati sufficienti. Come sindacato, con le sigle concordi in questa situazione, vogliamo che l’ospedale continui a funzionare e a fornire servizi ottimali, senza esternalizzare il servizio di mensa. Su questo non molliamo e da domani inizieremo una raccolta firme all’interno del San Luigi e non solo, per chiedere alla Regione di stanziare i fondi per far ripartire la cucina. Affidarla all’esterno, significa perdere dei posti di lavoro e abbassare la qualità: un aspetto che ha una sua importanza nel percorso di ripresa del paziente. Un pasto caldo e preparato sul momento può fare la differenza, sopratutto in ospedale”.