“Chi ha fondato questa realtà sperava che associazioni come questa sarebbero state superate, ma le persone in difficoltà sono aumentate: nel 2024 abbiamo registrato 20mila accessi”: a dirlo è Giulio Fornero, volontario dell’associazione torinese Camminare Insieme, attiva dal 1994 come poliambulatorio per persone migranti o senza fissa dimora. È una delle testimonianze sulla marginalità sociale fornite lunedì 12 maggio al Sermig di Torino durante il 30° congresso nazionale della Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi), che ha riunito professionisti del settore e associazioni del terzo settore per un confronto sul futuro della medicina delle migrazioni.
In occasione del congresso di Fadoi il Sermig ha ospitato “una sessione straordinaria per incontrare le realtà del territorio per dare più possibilità a chi richiede il nostro intervento: dobbiamo aumentare sforzi e competenze specializzate” ricorda Jacopo Rosatelli, assessore alle Politiche sociali del comune di Torino.
Il dialogo fra le associazioni del territorio si è rafforzato durante la pandemia di Covid-19 “sia per chi cercava di superare il confine con la Francia ma anche per chi rimaneva a Torino” spiega Paolo Narcisi di Rainbow4Africa. “Sono tanti anche i semi-fragili, persone che un tempo erano iscritte ad un Servizio sanitario nazionale, ma con l’aumento della precarietà lavorativa sono tornati ad essere invisibili senza cure: cerchiamo di rintracciarli per strada indirizzandoli verso chi può tutelarli”. Le difficoltà che ancora si riscontrano nella medicina delle migrazioni sono diverse, soprattutto mancano competenze precise anche secondo Francesco Dentali, presidente nazionale Fadoi: “Esistono patologie legate alla terra d’origine, come medici in Italia dobbiamo essere consci che esiste altro rispetto a quello che vediamo sempre. Fare il punto sulla medicina delle migrazioni coinvolge tutti noi”.
Uno sforzo per colmare lacune e distanze fra le persone più fragili e il servizio sanitario nazionale, spesso concretizzato dalle realtà del terzo settore. Marcella Schiavone, chirurga per Medica con l’Africa, specifica le difficoltà ancora da superare: “mancano linee guida comuni fra le associazioni che operano in questo settore, è difficile mantenere un servizio continuativo e le barriere culturali ancora incidono molto nell’efficacia del nostro lavoro”. Schiavone dal 2015 collabora con la Regione Puglia a favore dei braccianti agricoli stagionali negli insediamenti nella provincia di Foggia: “Creiamo insediamenti sanitari per lavoratori stranieri stagionali che spesso vivono in situazioni igienico sanitarie inadeguate, in completo isolamento sociale. La nostra forza è la collaborazione, oltre alle figure professionali tradizionali lavoriamo con un mediatore culturale per raggiungere anche l’ultimo miglio”.

Diverse associazioni al Sermig hanno condiviso la loro esperienza di servizio chiedendo al Servizio sanitario nazionale maggiore dialogo. Per Carlo Picco, direttore generale Asl città di Torino, “il sistema è in crisi ma cerca di dare risposte: siamo in difficoltà nel gestire tutti gli accessi, circa il 30% da persone straniere, ma ci rifacciamo a principi etici e sociali”, spiega. Per l’assessore Rosatelli “sviluppare un buon sistema di accoglienza e di tutela sanitaria serve per il singolo individuo, ma anche per il sistema sanitario nella sua totalità”.