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Media e sicurezza sul lavoro: intervista a Mimma Caligaris

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Nei primi due mesi del 2025 sono 13 le vittime sul posto di lavoro in Piemonte, quasi il doppio rispetto ai primi mesi del 2024. Quella della sicurezza sul lavoro è un’emergenza denunciata anche al corteo del Primo maggio. Una situazione allarmante, che necessita di essere raccontata dai media con i giusti mezzi e gli accorgimenti più opportuni.

Una delle questioni più delicate riguarda la difficoltà di restituire un quadro completo dei casi di morte e infortunio, individuando le problematiche e le responsabilità evitando semplificazioni e sensazionalismo.

Mimma Caligaris, componente della Giunta esecutiva di Fnsi, quali sono i principi fondamentali per trattare questi temi?
“In questa particolare forma di giornalismo è particolarmente importante recarsi sul posto per verificare e confrontarsi con più persone possibili: dalle forze dell’Ordine ai lavoratori, ma anche con le colleghe e i colleghi. Questo aiuta a evitare una narrazione di pancia. E si riesce così a evitare di parlare di tragedia”. 

Quanto è importante l’uso di un linguaggio appropriato in questi casi?
“È fondamentale. Bisogna evitare le frasi stereotipate. Limitarsi a utilizzare espressioni quali “tragica fatalità” è riduttivo. Devo capire perché una persona è morta stritolata in un macchinario senza dare delle sentenze, ma consegnando la verità e la dinamica a chi legge. Cito Beppe Giulietti, già presidente della Fnsi, che dice sempre che costruire ponti e non muri. L’utilizzo di parole sbagliate crea un muro con chi legge. Dall’altra parte i termini corretti servono per non fermarsi alla narrazione generica”. 

Così il giornalismo può avere un ruolo anche di prevenzione?
“Sì. Il giornalismo deve formare. Svolgere un lavoro preciso significa anche segnalare situazioni più ampie e complesse in alcune aziende, che vanno oltre il caso singolo. La precarietà, per esempio, è spesso una causa di infortuni e di morti. E il precario ha ancora meno tutele rispetto ai lavoratori con contratto regolare. Meno osservanza delle norme sulla sicurezza significa maggiore vulnerabilità”. 

Quanto è rilevante e prioritario individuare le responsabilità degli incidenti? E come si evita la narrazione estrema?
“Cercare e individuare le responsabilità equivale a formare una ricostruzione e un’informazione corretta. Chiaro, poi non è compito del giornalista fare un processo. Così si capisce perché i luoghi di lavoro non sono sicuri e quali norme non sono rispettate”. 

Il mondo dell’informazione sta rispettando questi aspetti? Cgil lamenta per esempio che vi sia poca copertura sul referendum di inizio giugno, in cui quattro requisiti riguardano il mondo del lavoro.
“Il giornalismo sta facendo solo in parte un buon lavoro. Ma spesso si dà troppo poco rilievo alle notizie di questo genere. Spesso viene riportata con immediatezza, ma manca l’approfondimento, essenziale se si vuole raccontare un fatto a 360 gradi. La Cgil ha poi ragione: si sta parlando troppo poco del referendum. E non è solo il servizio pubblico a ignorare la questione”.

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