Torino, maxi processo agli anarchici: perchè si parla di Scripta Manent

Nuova udienza il 22 febbraio nell’aula bunker delle Vallette per il maxi processo Scripta Manent, che vede imputati 7 anarchici accusati di associazione con finalità di terrorismo. Tra i test ascoltati in mattinata, Damiano Ricci, a capo della polizia scientifica di Roma, che ha fornito un resoconto tecnico sugli ordigni esplosi il 5 marzo 2007 nella zona di Crocetta.

La vicenda

L’indagine parte a Genova nel 2012,  dopo l’attentato al manager dell’Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Nicola Gai e Alfredo Cospito, esponenti del Nucleo Olga, cellula torinese della Fai, Federazione anarchica informale, vengono arrestati e condannati a 9 e 10 anni di carcere per aver gambizzato l’imprenditore. Da quella sentenza nasce nella Digos di Torino il sospetto che entrambi siano conivolti in altri attentati di matrice anarchica. Prende il via in quel momento l’operazione Scripta Manent, che attraverso l’analisi di un’enorme quantità di documenti cartacei e digitali di diversi esponenti della Fai (da qui il nome Scripta Manent ndr), primi fra tutti Gai e Cospito, permette di ricostruire la struttura associativa e l’evoluzione internazionale della Federazione stessa. E se “gli scritti restano”, le rivendicazioni ideologiche degli anarchici, scambiate attraverso chat e siti di riferimento, convincono gli inquirenti di avere le prove necessarie per procedere agli arresti. Dopo anni di lavoro della procura, tra pedinamenti e perquisizioni in tutta Italia, il 6 settembre 2016 vengono arrestati sette anarchici. Tra questi Gai, Cospito e la sua compagna Anna Beniamino, Valentina Speziale, Marco Bisesti, Alessandro Mercogliano e Danilo Cremonese.

Alfredo Cospito, imputato nel processo Scripta Manent. Foto de La Stampa

L’accusa della procura

Secondo la ricostruzione del pubblico ministero, Roberto Sparagna, i sette imputati avrebbero pianificato e attuato una serie di attentati con l’uso di esplosivi. Si fa riferimento, in particolare, ai tre ordigni che sono esplosi nel marzo 2007 – senza causare feriti – all’interno di tre cassonnetti diversi nel quartiere Crocetta di Torino. Un’azione che l’accusa ricollega ad altri cinquanta atti con finalità di terrorismo ed eversione, avvenuti in Italia dal 2003 al 2015. Tra questi, l’invio di pacchi bomba all’ex commissario europeo Romano Prodi nel 2003, all’ex sindaco di Bologna Sergio Cofferati nel 2005 e all’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino nel 2006.

LUCREZIA CLEMENTE

MARTINA MEOLI