Era il 26 luglio 1970 quando sul paginone centrale de L’Espresso apparve la foto di una bambina completamente nuda. Le mani e i piedi legati al letto. Era una degli ospiti di Villa Azzurra, il manicomio per bambini di Grugliasco a pochi chilometri da Torino, e divenne il simbolo di chi veniva recluso e sottoposto a trattamenti disumani. L’immagine che scosse la coscienza italiana negli anni della contestazione torna ora al Castello di Rivalta nella mostra di Mauro Vallinotto Matti. Dall’emarginazione all’integrazione a 40 anni dalla Legge Basaglia. Nel capoluogo piemontese l’Associazione per la lotta contro le malattie mentali già manifestava contro quelli che avrebbero dovuto essere luoghi di cura e apparivano come carceri. Il direttore di Villa Azzurra, il professor Coda, utilizzava l’elettroshock sui piccoli ricoverati, anche sul pube. Per scattare le immagini Vallinotto si introdusse di nascosto, approfittando di un cambio turno e dell’aiuto di un assistente sociale. L’inchiesta giornalistica portò il caso alla ribalta e il 13 maggio 1978 la legge 180 del 1978, quella conosciuta come Legge Basaglia dal nome del suo principale sostenitore, sancì la chiusura definitiva dei manicomi. Nelle foto, oltre ai pazienti di Grugliasco, ci sono le donne ricoverate nel manicomio femminile di via Giulio a Torino e i pazienti di Collegno, una delle strutture più grandi di Italia proprio alle porte della città. Vallinotto alcune di quelle persone le ha ritrovate e la mostra si chiude sulle loro immagini di oggi, in cui sono persone libere.