La direttrice del Campus Einaudi dell’Università di Torino, Anna Mastromarino, risponde alle accuse del senatore Carlo Calenda. Dopo aver tenuto un incontro con gli studenti del Politecnico, martedì 2 dicembre, il leader di Azione ha pubblicato su X un post polemico nei confronti di Unito che, a detta sua, avrebbe rifiutato la proposta di ospitarlo “in un confronto con Chiara Appendino”. “Imam sì, politici no. Putin sì, liberali no. E il campus si chiama Luigi Einaudi. Vergognatevi” è stata la dura accusa del senatore. Ma la direttrice del Campus si difende, respingendo le accuse. Il regolamento universitario vieta la forma del “debate” che non assicura il coinvolgimento degli studenti e la locandina diffusa dal leader di Azione non era quella che le era stata proposta.
Professoressa Mastromarino, ci aiuti a ricostruire la successione degli eventi. Calenda ha richiesto un confronto con Appendino in università?
“Per la precisione, il 2 ottobre ho ricevuto una lettera da una studentessa, che credo sia ancora rappresentante degli studenti di Run, nella quale mi si chiedeva se fossimo interessati a ospitare un ‘debate’ tra Carlo Calenda e Chiara Appendino. Nella locandina c’era scritto che sarebbe stato moderato da un non meglio precisato giornalista e le tematiche sarebbero state genericamente ‘lavoro, pensioni, Europa’. Ci tengo a sottolineare che la richiesta non è mai stata formalizzata e che quella che ho ricevuto era una pura richiesta di interesse”.

La locandina pubblicata da Calenda però è diversa.
“C’è una data che non so da dove ha preso e poi c’è scritto “confronto”, perché lui ha capito che uno dei problemi era ‘debate’. O avrà sentito qualcuno, perché io alla studentessa feci presente che così come ci veniva proposto non era possibile ospitare questo genere d’incontro”.

Perché non era possibile ospitare l’incontro?
“Per due ragioni fondamentali. Nel regolamento d’ateneo, all’art. 3. c, si dice che è esclusa qualsiasi attività che, a insindacabile giudizio dell’Università, possa ritenersi per i suoi contenuti e/o forme espressive e/o organizzative mancante del pluralismo politico. In secondo luogo, il debate è una cosa in cui non c’è spazio per il pubblico, quindi per gli studenti. La prima funzione dell’università deve essere formare uno spirito critico e sviluppare competenze per partecipare alla vita politica, senza subirla passivamente o con ricostruzioni di parte. Io ho fatto semplicemente il mio lavoro. Ci sono delle regole, e non ho discrezionalità nel dare gli spazi”.
Che cos’è successo in seguito?
“Non mi è più arrivata alcuna proposta. Poi, l’altro ieri Calenda ha fatto la sua sparata. Ci tengo a dire che da parte di Azione e del suo leader non è mai arrivata nessuna richiesta a tal proposito. Così come non è mai arrivata nessuna richiesta da parte di Chiara Appendino (Movimento 5 Stelle), che a questo punto dubito sapesse di questa proposta”.
Il senatore, nel suo post su X, le attribuisce questa dichiarazione: “Calenda gira le università perché forse non può pagare le sale”. La riconosce?
“L’ho fatto presente alla studentessa che ha avanzato la richiesta.Se uno vuole fare un evento con le proprie regole e avere la certezza di poter dire e fare quello che vuole, paga uno spazio privato. Perché l’università è uno spazio pubblico plurale, ma con delle regole. Smettiamola di pensare che, solo perché si tratta di un luogo pubblico, chiunque può usarlo come tribuna”.
Calenda ha scritto che lei ha concesso l’ingresso all’università a imam e filoputiniani, mentre ha negato gli stessi spazi ai politici, come risponde?
“È intervenuto in maniera veramente scomposta, scrivendo delle falsità. Io avrei fatto pregare l’imam in università? Ma quello è successo a Palazzo Nuovo nei giorni dell’occupazione, per cui non sa neanche di cosa sta parlando. Mi ha attaccato sui giornali e sui social senza darmi il diritto di replica. Forse va spiegato a Calenda cosa significa essere un liberale”.
Quindi l’università è aperta a tutti? O alla politica no?
“Noi siamo aperti a tutti, ma nel rispetto delle regole. Qualche settimana fa abbiamo dato la disponibilità per un incontro tenuto da studenti delle associazioni giovanili dei partiti. Da destra a sinistra c’erano quasi tutti. Poi non si è fatto per ragioni che non sono dipese da noi. Diamo spazio a tutte le associazioni studentesche e ci impegniamo per l’unità e i confronti pacifici in Ateneo. Solo che di questo non si parla, perché la gestione del conflitto non fa notizia”.