Le moschee torinesi entrano nella Fase 2. I fedeli musulmani di Torino potranno tornare a pregare insieme, a un metro di distanza e con la mascherina. Nonostante sia stato firmato un accordo il 15 maggio per la riapertura dei luoghi di culto islamici, la maggior parte dei centri torinesi ha scelto di attendere la fine del mese del Ramadan per riaprire le proprie porte ai fedeli. “Aver aspettato la fine del mese è stata una mossa molto intelligente per la nostra comunità”, racconta Souad Maddahi, una frequentatrice delle moschee Taiba e Rayan. “Sarebbe stato difficile gestire le persone che sarebbero arrivate in totale sicurezza, organizzare tutto non è stato semplice ed è stato necessario aspettare i tempi giusti”.
Con la festa dell’Eid, celebrata tra il 23 e il 24 maggio, si è concluso il mese del digiuno. A Torino era ormai una tradizione festeggiare la fine del Ramadan al Parco Dora con migliaia di fedeli riuniti insieme. Quest’anno però non è stato possibile, sarebbe stato troppo complicato far rispettare le distanze di sicurezza e impedire la creazione di assembramenti. La comunità musulmana torinese perciò ha festeggiato l’Eid in casa, del resto come tutto il mese del Ramadan. “È stato molto triste”, confessa Walid Dannawi, tra i responsabili della Moschea Omar in San Salvario. “Per un musulmano andare a pregare in mosche è come assolvere a un dovere, ovviamente se può farlo. Ma ha un valore enorme anche dal punto di vista affettivo. È l’occasione per ritrovarsi insieme con gli amici, sapere come stanno, noi abbiamo perso questo”. Concorda anche Maddahi: “Il Ramadan non è un mese solo per la comunità musulmana ma per tutto il quartiere. Ci siamo sforzati di vivere comunque la spiritualità in collettività, con incontri online per far sì che il distanziamento fisico non diventasse anche sociale”.
Da questa settimana però inizia un graduale ritorno alla normalità. Le moschee iniziano ad aprire ma cambiano però le regole per entrare. L’abluzione, il lavaggio che viene solitamente fatto prima dell’ingresso, andrà fatta a casa perché i bagni saranno chiusi per sicurezza. Tutti i fedeli dovranno indossare una mascherina e ciascuno dovrà portarsi il proprio tappetino da casa. Dove possibile sono stati rimossi i tappeti, difficili da sanificare, oppure sono stati coperti con dei teli di plastica. Alcune strutture hanno predisposto ingressi e uscite distinti e gli ingressi saranno regolati grazie all’aiuto di alcuni volontari. Ovviamente non si potrà pregare uno vicino all’altro ma si dovrà stare ad un metro di distanza. Questo ridurrà ovviamente la capienza dei centri che hanno già in previsione di fare dei turni per la preghiera del venerdì, momento più partecipato della settimana.
“Ci sta a cuore tornare a pregare, tutti ci chiedevano di poter venire in moschea”, conclude Dannawi. “Per me ad esempio è molto più semplice dal punto di vista spirituale vestirmi, prendere la macchina ed andare a pregare in moschea piuttosto che farlo da casa. Tutti stanno aspettando questo momento”.