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Rifiuti e salvaguardia dei mari visti da Dogliani

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Il problema della gestione dei rifiuti plastici è tema noto. Come affrontarlo è la sfida aperta. Dal palco del Festival della Televisione di Dogliani vengono proposte due storie di economia elicoidale, che offrono delle possibili strade da seguire.

Durante la terza giornata della kermesse si parla della salute dell’ambiente e del mare in particolare, spesso drammaticamente legato al problema dell’inquinamento da rifiuti plastici. Che però non è l’unica minaccia. Paola Rivaro, Roberto Danovaro si sono interrogati su come saranno i mari italiani e i mari del pianeta nei prossimi trent’anni.

Rifiuto o risorsa?

“I cittadini europei producono 180 chilogrammi di imballaggi l’anno. Il 40 per cento è rappresentato da plastiche e la quantità di rifiuti è destinata ad aumentare.” È un dato che fa riflettere quello esposto da Rudi Bressa, giornalista ambientale e scientifico. “Dobbiamo dare un valore non solo economico – continua – ma anche tecnico e scientifico ai materiali di scarto.”

Nel corso del Festival della Tv di Dogliani è stato affrontato il nodo spinoso della sostenibilità, parola chiave di un significato non così recente, ma che si è arricchito nel tempo delle più complesse sfumature. Comparso per la prima volta nel 1987 nel Rapporto Brundtland, il concetto di sviluppo sostenibile è diventato fondamentale per guardare al futuro in modo costruttivo. “Ma ogni medaglia ha sempre il suo rovescio – commenta Monica Pasquarelli consigliere di amministrazione di Coripet -. In Europa abbiamo una normativa sugli imballaggi molto complessa, qualcosa di buono lo stiamo facendo.” Coripet è un consorzio volontario per il riciclo della plastica Pet che vuole instaurare un modello di economia elicoidale. “Dal 2018 abbiamo creato un circuito di ecocompattatori intelligenti, installati nei centri della grande distribuzione, che raccolgono solo Pet – prosegue Pasquarelli -. Tra le catene con cui abbiamo instaurato un’ottima collaborazione ricordiamo Leroy Merlin, dove raccogliamo il maggior numero di bottiglie”. L’obiettivo finale di Coripet è di dare vita a una vera e propria blockchain, per dare un codice al prodotto che rimane per tutto il ciclo e una vita più lunga a una materia che è già stata estratta.

Anche Antonio Biella, direttore generale di Acqua san Bernardo, parla di economia elicoidale, ponendo tuttavia una questione di fondo: “Le bottiglie riciclate costano di più di quelle vergini. Lo Stato dovrebbe intervenire”. Sul fronte opposto, per Biella è necessario creare consapevolezza nel consumatore: “con il meccanismo del vetro a rendere è possibile riciclare la materia prima fino a cento volte”.

Il giornalista ambientale Nicolas Lozito ricorda comunque che il riciclo non può essere la soluzione a tutti i mali: “Dobbiamo pensare a utilizzare di meno, a consumare di meno, con la consapevolezza che stiamo affrontando un argomento complesso”. Da lì il compito della stampa, che non deve temere di aggiungere complessità: “Il compito del giornalista è quello di cogliere la complessità, non ci sono mai scorciatoie”.

Il futuro del mare

Tra i temi ambientali affrontati al Festival della Tv di Dogliani c’è anche il mare, una questione di cui si sa spaventosamente poco secondo Silvio Greco biologo marino, dirigente di Ricerca e vice presidente Stazione Zoologica Anton Dohrn. “Davanti al mare c’è un abissale ignoranza eppure diciamo di essere un popolo di navigatori – denuncia -. Secondo gli ultimi studi la temperatura aumenterà di due gradi. Stiamo per prendere un muro in faccia e non gliene frega niente a nessuno. Fra qualche anno ci saranno i rifugiati ambientali e faranno parte delle classi più povere”.

Questo processo di inquinamento dei mari è a un punto critico: “L’uomo ha già alterato il 75% dell’ecosistema della Terra – spiega Roberto Danovaro, professore di Biologia marina, Ecologia e Sostenibilità ambientale all’Università Politecnica delle Marche -. La tendenza globale è quella di spostarsi verso il mare, infatti viene utilizzato per il 75% dei trasporti. Abbiamo già contaminato il 66% dell’acqua degli oceani e oltre il 30% degli habitat è stato distrutto, soprattutto con le attività di pesca”.

E questo processo è chiaro anche dal punto di vista chimico: “Gli oceani sono importanti per il bilancio climatico terrestre – dice Paola Rivaro professoressa associata e vice direttore presso il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università degli Studi di Genova -. Le acque si stanno riscaldando e stanno assorbendo dei gas dall’atmosfera come la CO2. Questo fenomeno si chiama acidificazione e sta danneggiando gli habitat modificando il ph dell’acqua”.