Domenica 2 febbraio, Elon Musk è nuovamente entrato a gamba tesa nella politica europea con un post sul suo social X. Un post in cui ha lanciato il movimento “Make Europe Great Again” (Mega), a sostegno dei movimenti nazionalisti, di ultradestra e anti Ue. Per Marco Mariano, docente di storia degli Stati Uniti all’Università di Torino ed esperto di politica americana, il post di Musk, visualizzato da oltre 60 milioni di persone in appena 20 ore, può essere letto in due modi. Come conferma di uno spostamento a destra di Musk. E come ulteriore esempio delle pressioni che la nuova amministrazione ha scelto come propria strategia globale verso amici e nemici.
“Credo – spiega Mariano – che stiano emergendo pulsioni autoritarie e delle abbastanza esplicite preferenze sue per le nuove destre nazionaliste d’Europa. I segnali di questa sintonia che potremmo chiamare ideologica tra Musk e questo universo sono ormai molteplici, alcuni anche clamorosi”.
Ma l’altra faccia della iniziativa di Musk, secondo Mariano, è più “fredda” e si colloca nella logica con cui Trump ha scelto di inaugurare la sua presidenza: “Stanno emergendo – dice il docente torinese – delle pulsioni in qualche modo punitive verso il Vecchio Continente e verso l’Unione europea che hanno sostanzialmente una duplice ragione. La prima è che l’Unione europea è stata una dei pochi soggetti, se non l’unico, a cercare di mettere in atto politiche di regolamentazione e anche di disciplina fiscale nei confronti delle grandi compagnie big tech statunitensi di cui Musk è un esponente importante. Iniziative europee che sicuramente non sono state molto gradite e non sono gradite tuttora alla Casa Bianca”.
“Poi – prosegue Mariano – vedo in questo slogan, che non è ancora una strategia vera e propria, una forma di pressione rivolta agli alleati europei ai quali si chiede un maggiore impegno, una maggiore decisione nell’indirizzo anti-cinese della nuova amministrazione statunitense e in particolare una maggiore collaborazione verso quel disaccoppiamento dalla Cina a livello commerciale tecnologico che gli Stati Uniti stanno perseguendo in modo molto deciso”.
Nel gioco di pressione, spiega Mariano, entrano anche le nuove tariffe anti Ue: “Sostanzialmente si sta dicendo gli europei: per il vostro export voi avete bisogno del grande mercato interno statunitense. Il sostegno a favore delle forze della nuova destra ha quindi anche questo significato, cioè quello di ricordare ai partner europei che l’alleato statunitense è determinante non solo perché fornisce sicurezza con la difesa comune in ambito Nato, ma anche perché fornisce un grande mercato interno di cui gli europei hanno bisogno”.
Mariano non ritiene probabile che i moderati europeisti possano rappresentare un argine nel centrodestra europeo verso queste tendenze: “Almeno a giudicare dagli ultimi sviluppi e qui faccio riferimento soprattutto a ciò che sta avvenendo in Germania che è un caso di particolare importanza in questa vicenda: la destra moderata tedesca si è sostanzialmente spaccata, con una parte decisa a fare argine e un’altra invece tentata dalla collaborazione o perlomeno dall’apertura più o meno implicita nei confronti di Afd”. Naturalmente si tratta solo di un’impressione, sottolinea Mariano, che aggiunge però: “Questa faglia interna alla cosiddetta destra moderata liberale, l’abbiamo vista adesso in Germania, ne abbiamo avute avvisaglie già in Francia in passato. Può ripetersi anche altrove. D’altra parte, anche in Italia si sono avute dinamiche di questo tipo”.