Dopo sei anni da Pro-Rettore e sei da Rettore, Marco Gilli aspetta di conoscere il nome di chi prenderà il suo posto. Il 31 gennaio al Politecnico di Torino si terranno le prime votazioni e per Gilli è tempo di bilanci.
1. A meno di dieci giorni dal primo turno di elezioni, come valuta i sei anni da Rettore?
“Positivamente, sia dal punto di vista dei risultati ottenuti per il Politecnico sia in termini di formazione e di ricerca: il numero degli studenti è cresciuto del 50% ed è aumentata anche la nostra capacità di attrarre investimenti, finanziamenti e ricercatori di talento. Ma il bilancio è positivo soprattutto per il grandissimo investimento professionale che abbiamo fatto: sono stati banditi più concorsi in questi sei anni di quanto non sia stato fatto nei vent’anni precedenti. Dal punto di vista personale, invece, è stata un’esperienza che mi ha molto arricchito. Ho imparato a gestire una struttura complessa con più di duemila dipendenti e 33 mila studenti e un sistema di governo molto articolato. Il Politecnico è diventato un riferimento non soltanto per il territorio ma anche a livello nazionale e, in qualche modo, si difende anche sul piano internazionale”.
2. Qual è stata la sua più grande conquista?
“Le conquiste principali di questi anni sono la formazione, la ricerca e soprattutto il fortissimo investimento sul capitale umano: abbiamo bandito complessivamente 873 posizioni, di cui 387 da ricercatore e 486 da professore. Con queste iniziative abbiamo avviato il ricambio generazionale di cui l’università ha assolutamente bisogno e, con l’arrivo di persone dall’estero, siamo anche riusciti a sprovincializzare un po’”.
3. E il suo più grande rimpianto?
“Il rammarico è chiarissimo e credo sia condiviso anche dal Rettore di UniTo, Gianmaria Ajani: noi, con gli studenti sostanzialmente raddoppiati e con una profonda riorganizzazione dell’attività di ricerca, abbiamo un problema di spazi. Avremmo la possibilità di offrire un servizio migliore e di accogliere nuovi studenti ma non possiamo farlo perchè ci mancano aule e laboratori. Qualcosa abbiamo fatto, come l’allargamento del Campus di architettura con Torino Esposizioni, ma la preoccupazione rimane perchè le tempistiche sono lunghissime e non ci sono risorse. Abbiamo una buona condizione economico-finanziaria ma non possiamo pensare di utilizzare i proventi della ricerca e della formazione per fare gli immobiliaristi e costruire edifici”.
4. Se dovesse lasciare una lista di desideri al suo successore che cosa chiederebbe?
“Al nuovo Rettore chiederei di proseguire con i centri interdipartimentali, che abbiamo istituito nelle aree strategiche per superare i dipartimenti. Siamo in un momento di grande transizione tecnologica, abbiamo predisposto l’Ateneo per andare in questa direzione e il nuovo Rettore dovrà essere capace di guidare l’università e di comprendere l’impatto delle nuove tecnologie. Dovrà concentrarsi soprattutto sul tema edilizio, cercando di ottenere delle risorse perchè un’università in espansione come la nostra non può andare avanti senza spazi adeguati. Ci sarebbero degli spazi su cui costruire, a partire dal parcheggio. Purtroppo però esiste una legge che impone che se si edifica bisogna creare dei parcheggi. Saremmo dunque costretti a ricavare spazi dal parcheggio per crearne un altro e io non posso spendere le risorse pubbliche stanziate per la ricerca per costruire parcheggi”.
5. Che cosa farà adesso?
“Voglio passare più tempo con i miei figli. Conto anche di riposarmi un po’ dopo sei anni di rettorato e sei anni da Pro-Rettore di Francesco Profumo. Mi prenderò un po’ di sabbatico come fanno i miei colleghi e starò un po’ lontano dal Politecnico, non sta bene che l’ex Rettore continui a girare in Ateneo dopo la fine del mandato”.