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Manifattura piemontese, segnali di speranza: “L’innovazione è una necessità per esserci”

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Sembra essere un quadro che fa ben sperare quello sull’andamento della produzione manifatturiera della regione presentato questa mattina, 3 marzo, da Unioncamere Piemonte. Un quadro, quello del 2020, che nonostante una contrazione complessiva del 5,9% registra nell’ultimo trimestre ottimi dati relativi alle esportazioni, ma che necessita di forti incentivi agli investimenti nell’innovazione, necessari per la sopravvivenza.

Dando uno sguardo al contesto europeo, la produzione della manifattura a febbraio è tendenzialmente cresciuta in tutta l’Eurozona. L’indice Pmi, il cui nome non è l’acronimo di Piccole e medie imprese ma di “Purchasing Manager Index”, si attesta sul valore di 57,9. Tale indice fotografa l’attività manifatturiera del paese, ovvero la capacità di acquisizione di beni e servizi. Fra i paesi europei, la Germania registra la performance migliore, con un valore di 60,7: il massimo in 37 mesi. Anche l’Italia, comunque, registra un ottimo risultato.

Questi segnali generali indicano, secondo Unioncamere, che l’attività manifatturiera potrebbe tornare a crescere. È una speranza comprensibile. Relativamente al Piemonte, il IV trimestre del 2020 ha registrato 784 imprese in meno rispetto allo stesso lasso di tempo nel 2019. Il dato conferma una tendenza negativa che ha visto la perdita di più di ottomila imprese negli ultimi dieci anni. “La cosa preoccupante” spiega Sarah Bovini, responsabile dell’Ufficio Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte “è che non abbiamo ancora visto gli effetti della pandemia, che potremo vedere solo nei primi mesi di quest’anno”.

Il crollo della produzione, comunque, sembra essersi fermato. Un dato importante, risultato dall’indagine di Unioncamere su 1843 imprese piemontesi, vede gli ordinativi esteri balzare, nel IV trimestre, ad un sorprendente +17% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’aumento spicca per volume rispetto agli andamenti di altre due regioni del Nord Italia: la Lombardia, i cui ordinativi esteri sono saliti del 2,8%, e il Veneto, che invece ha assistito ad un calo del 2,9%. Il dato piemontese, invece, mostra quanto sia rilevante il ruolo del settore dei trasporti, che include anche quello aerospaziale, e di quello elettrotecnico. Che infatti sono i settori cresciuti di più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ovvero rispettivamente del 3,9 e 2,9%. Grande malato l’industria tessile, che ha visto un calo del 16% (nel II trimestre era stato del 32).

Grandi discriminanti nelle differenze di crescita della produzione industriale sono le dimensioni delle aziende e la loro collocazione geografica. Le piccolissime, piccole e medie imprese soffrono, mentre le grandi vedono una crescita tendenziale dell’1,3%. Per quanto riguarda i territori più virtuosi, spicca la provincia di Novara con una crescita del 2,7%, dovuta alla specializzazione nel settore della rubinetteria e del valvolame. Maglia nera per Biella, con un crollo del 14%.

Un dato cruciale per la pianificazione del futuro è rappresentato dalla propensione ad investire. Solo il 29% delle imprese ha effettuato investimenti nel 2020, in larga parte in macchinari e attrezzature, a fronte di un 30% del totale che dichiara di non aver potuto farlo a causa della pandemia. Anche in questo caso, la spaccatura si sviluppa in base alle dimensioni: il 95% delle grandi imprese ha effettuato investimenti, contro una percentuale del 21% per quanto riguarda le micro imprese. L’aspettativa per il 2021 resta alta: la metà, infatti, prevede di investire, ma appare chiara la necessità di risorse: la mancanza di denaro è stata infatti indicata dal 33% dei rispondenti all’indagine come principale ostacolo all’innovazione, cui si aggiunge un 18% che ne ha considerato i costi troppo elevati. Appare evidente una correlazione tra investimenti, innovazione e crescita: coloro che hanno investito più del 10% del fatturato hanno segnato una crescita produttiva dello 0,2%, mentre chi non lo ha fatto ha assistito ad un calo del 9,8%.

“Gli investimenti. È qui che ci giochiamo la partita per il prossimo futuro” ha dichiarato Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo, “I dati del IV trimestre dimostrano che l’economia piemontese è sana, è riuscita a tenere, ed è pronta a ripartire. Ma questo significa tornare a fare investimenti”. Dello stesso avviso anche Fabrizio Simonini, Regional Manager Nord Ovest di UniCredit: “Occorre una trasformazione sì digitale, ma soprattutto tecnologica degli investimenti. Dobbiamo ridurre la quantità di coloro che non investono in innovazione a causa della mancanza di fondi” ha affermato Simonini, aggiungendo che “ci troviamo davanti ad una situazione che vede andamenti di provincia e di settore completamente diversi. L’approccio di credito e sostegno dovrà essere mirato alle geografie dei settori”. L’innovazione, secondo il manager “è una necessità per esserci. Senza di essa vedremo una selezione che porterà le imprese a fare i conti con quanto si è rimandato”.