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Mal’Aria: crescono le città fuorilegge nel 2024

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Peggiora l’aria della città italiane, ma migliora – se così si può dire – la posizione di Torino. A dirlo sono le anticipazioni del report “Mal’Aria 2025” di Legambiente, pubblicate questa mattina, 4 febbraio, dall’associazione ambientalista. Rispetto al 2023, lo scorso anno le città in cui si sono registrati sforamenti dei limiti giornalieri di Pm10 consentiti sono aumentate da 18 a 25, su 98 capoluoghi di provincia in cui è stata effettuata la rilevazione. Torino, che nel report dello scorso anno si era posizionata al secondo posto delle città più inquinate, esce dalla top five: al primo posto resta come lo scorso anno Frosinone, a pari merito con Milano per giorni di superamento dei limiti (68), seguite da Verona (66) e Vicenza (64).

In totale sono 50 le centraline che hanno registrato livelli di Pm10 fuorilegge, un dato che segnala come i livelli di polveri sottili siano stati sforati in più zone delle stessa città. Dopo Vicenza seguono Padova e Venezia, con 61 sforamenti, Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna. Per le Pm10 la linea rosa per gli sforamenti è fissata per legge a 35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo.

Se per quanto riguarda le medie annuali di Pm10 e No2 nessuna città risulta fuorilegge, Legambiente lancia l’allarme in riferimento alla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2030: rispetto agli obiettivi fissati dalla normativa, 70 delle 98 città monitorate dal report sarebbero oltre i limiti di inquinamento consentiti, fissati dalla nuova direttiva alla soglia giornaliera di 20 µg/mc. Anche per il biossido di azoto il quadro sarebbe critico: in quel caso oggi 44 capoluoghi su 98, il 45%, non rispetterebbe i nuovi valori di 20 µg/m³: a Napoli, Palermo, Milano e Como sarebbe necessaria una riduzione tra il 40% e il 50%. 

“Con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo”, commenta il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti. “È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città”. 

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