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Lidia Maksymowicz al Salone del Libro: “Dopo 77 anni sono testimone di un nuovo genocidio”

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Le sue gambe funzionano ancora, ma a camminare si stanca in fretta. Per questo quando deve spostarsi molto si fa aiutare da una sedia a rotelle e un paio di persone che la spingono. Lei è Lidia Maksymowicz, 81 anni, bielorussa con cittadinanza polacca, superstite dell’Olocausto. Sul braccio ha ancora stampato il numero identificativo 70072. Nella giornata inaugurale del Salone del Libro 2022 a Torino, giovedì 19 maggio nella Sala Azzurra, la Maksymowicz ha parlato davanti a una folta platea di persone, soprattutto ragazzi di scuola media. Insieme a lei Roberto Forte, fondatore dell’Associazione “Treno della Memoria”, Jadwiga Pinderska-Lech, direttrice della casa editrice del Museo Nazionale di Auschwitz-Birkenau e l’interprete Anna Skrzypińska. Il gruppo ha presentato l’ultima pubblicazione del museo di Auschwitz, intitolata “I bambini liberati ad Auschwitz”, a cura della ricercatrice polacca Helena Kubica. Il libro raccoglie 56 testimonianze di bambini liberati dal noto campo di concentramento nel ’45 dagli Alleati, su un totale di 750 bimbi superstiti. “Questo libro è frutto di un lavoro che la nostra ricercatrice svolge da oltre 30 anni. Qualcuno di quei bambini sopravvissuti ha anche ritrovato la sua famiglia di origine, molti anni dopo la fine della guerra, grazie alle sue ricerche”, ha commentato Jadwiga Pinderska, prima di lasciare la parola alla Maksymowicz, uno dei bambini fatti prigionieri nel campo nazista.

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Lidia Maksymowicz firma una copia

La testimonianza di Lidia: “Noi bambini trattati come gli adulti”

“Avevo solo tre anni quando il villaggio in cui vivevo con la mia famiglia è stato bruciato dai tedeschi e sono stata deportata con un carro per il bestiame”, inizia il racconto della donna. “Dopo un viaggio lunghissimo siamo stati scaricati dai carri. Poi ci hanno strappati a forza delle braccia delle nostre madri. Faceva freddo, i militari ci urlavano in una lingua a me sconosciuta e c’erano cani che ci abbaiavano. Noi piccoli eravamo talmente stanchi e spaventati che non capivamo neanche a pieno cosa stesse capitando – continua la testimone – dopo la separazione dai figli, le donne venivano rasate in testa e spogliate di ogni dignità e identità personale. Poi venivano mandate a lavorare. Tutti siamo stati addestrati alla vita da campo”. Maksymowicz spiega inoltre come i luoghi di quegli orrori siano visibili ancora oggi, grazie al lavoro del Museo: “I bambini come me erano confinati in una baracca in cortile. Qui, ogni tanto veniva il dottor Mengele, conosciuto come il ‘dottore della morte’, per condurre i suoi esperimenti pseudo-scientifici. Io ero una cavia nelle sue mani. noi bambini venivamo trattati allo stesso modo degli adulti, senza sconti”.

Dopo il racconto di Auschwitz, la Maksimowicz ha anche parlato di quanto sta accadendo oggi in Ucraina: “Dopo più di 70 anni mi stupisco di assistere a un altro genocidio in Europa, per la seconda volta. Il demone della guerra è di nuovo tra noi. Dobbiamo fare il possibile affinché il conflitto non si espanda. Oggi la guerra è in Ucraina, ma domani potrebbe esserlo in tutta Europa”, ha detto la sopravvissuta, che verso la fine del suo intervento si è indirizzata ai tanti giovani presenti nella Sala Azzurra del padiglione 3: “Voi giovani avete il futuro nelle vostre mani e potete davvero cambiare le cose. Portate con voi il mio racconto e usatelo per apprezzare ogni giorno quanto di buono avete nella vostra vita: come la possibilità di vivere in un posto sicuro e di studiare”.

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Lidia Maksymowicz incontra il ministro della cultura Dario Franceschini

L’incontro Maksymowicz – Franceschini all’Oval

Dopo il panel in Sala Azzurra, Maksymowicz è stata accompagnata allo stand del Corriere della Sera, situato all’Oval Lingotto. Qui, ha incontrato il ministro della cultura, Dario Franceschini, che ha tagliato i nastri della 34esima edizione della fiera. Il ministro ne ha approfittato per chiedere una dedica alla sua copia del libro “La bambina che non sapeva odiare”, scritto proprio dalla superstite della Shoah e pubblicato nel gennaio 2022 dalla casa editrice Solferino. Quando il giorno 23 di quel mese è stata ospite della trasmissione di Rai Tre “Che Tempo Che Fa”, Lidia ha spiegato al conduttore Fabio Fazio che: “Nonostante tutta quella crudeltà, non riuscivo a provare odio verso i nazisti. Perché i miei genitori erano fortemente credenti e mi hanno insegnato che dall’odio non può nascere nulla di buono”.

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La dedica di Lidia Maksymowicz

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