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Lorenzo Sonego, un torinese agli Australian Open

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Da buon torinese, Lorenzo Sonego è un tipo di poche parole ma con le idee molto chiare. Preferisce far parlare il campo e i risultati degli ultimi mesi gli stanno dando ragione. Dopo la standing ovation del Foro Italico per aver giocato alla pari con il numero 30 del mondo Joao Sousa al debutto nel tabellone principale degli Internazionali di Roma dell’anno scorso, pochi mesi fa il 22enne ha conquistato il suo primo titolo ATP nel torneo Challenger di Ortisei. Tra un mese inizierà il 2018 con la soddisfazione della prima partecipazione alla qualificazioni di un torneo dello Slam, gli Australian Open. Un salto notevole per “Sonny”, dai campi di allenamento del Green Park di Rivoli al Melbourne Park, tempio della leggenda Rod Laver. «Non me l’aspettavo, ho praticamente fatto tutti i punti necessari per qualificarmi in un mese. Dovrò fare una preparazione invernale un po’ diversa rispetto al solito, di sole quattro settimane, ma sarà una esperienza bellissima. Quella australiana è anche una superficie adatta alle mie caratteristiche, è veloce ma non troppo, ti permette di scambiare dal fondo. Mi troverò bene».

E pensare che Lorenzo ha iniziato molto tardi a impugnare la racchetta. «Fino a undici anni giocavo a calcio nelle giovanili del Torino,  poi per due anni ho fatto tennis e calcio insieme. A tredici anni ho capito che mi sentivo più protagonista in uno sport singolo e ho abbandonato il calcio per dedicarmi completamente al tennis». Con l’appoggio della famiglia e del suo maestro di sempre, Gianpiero “Gipo” Arbino. «Il nostro rapporto è come quello tra padre e figlio, è la persona con cui passo più tempo insieme, mi ha insegnato tutto». Anche i sacrifici di una quotidianità scandita da aerei, alberghi e spogliatoi in giro per il mondo. «Ormai mi sono abituato a questo tipo di vita. Mi piace viaggiare, al ritorno a Torino ho tante storie da raccontare. Quest’anno, ad esempio, ho giocato in Cina, tra Zhuhai e Quanzhou: tutte esperienze da fare almeno una volta nella vita».

Sonego è un giocatore diverso da quelli che l’Italia si è abituata ad avere nell’ultimo decennio: uno e novanta d’altezza, ottimo servizio, si ispira al gioco offensivo del francese Tsonga, col dritto come colpo predominante. «Ho ancora tanto margini di miglioramento col rovescio e col gioco al volo. Ho approfittato di questo finale di stagione proprio per giocare tanti tornei di doppio e allenarmi sotto rete». Molti addetti ai lavori puntano su di lui come il salvatore della patria, colui che può risollevare le sorti di un tennis italiano sempre più in caduta libera. «Non mi pesa affatto, anzi mi piace questa pressione». Dopo una stagione a due facce, contraddistinta da una serie di infortuni nella prima parte e dall’exploit autunnale con tanto di primo titolo ATP, il 2018 può rappresentare il definitivo anno della consacrazione per “Sonny”. «Gli Australian Open sono solo il primo passo. L’obiettivo è giocare le qualificazioni in tutti i tornei dello Slam e entrare stabilmente nei primi 200 del mondo». Idee chiare in poche parole.

 

EMANUELE GRANELLI