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Lonely Planet Italia lancia un concorso fotografico: quando la scoperta ha il volto del viaggiatore

Da sempre vicina ai viaggiatori Lonely Planet Italia festeggia i suoi venticinque anni lanciando un concorso fotografico. Dal 20 aprile al 30 maggio ogni lettore ha la possibilità di creare una foto da copertina. Come? Immaginando che una guida Lonely Planet apra con la fotografia di uno dei suoi viaggi più significativi. Raccogliere materiale non sarà difficile: avventure alla scoperta del mondo e aneddoti non sono mai mancati a chi viaggia con le guide della EDT, casa editrice di Lonely Planet. Sin dagli anni ’90 i viaggiatori hanno sempre avvertito la necessità di raccontare la propria storia, a tal punto che l’archivio di EDT è pieno di lettere scritte a mano o battute a macchina.

Giugno 1996, Iran. Carlo passeggia lungo il porticato del villaggio abbandonato di Murchah-Cord, o forse Muchech Khort, e ha l’impressione di attraversare una città “scavata dall’interno”. Mentre cammina fa molta attenzione, perché le antiche abitazioni costruite in fango sono in via di decadimento e rischiano di crollare da un momento all’altro. Nel giugno del 1994, Aldo parte per l’Indonesia. Si trova a Jojakarta quando decide di avventurarsi nel cuore di una foresta vicina, su indicazione di un’abitante del posto. Dopo curve infinite, saliscendi e sentieri impraticabili scopre una realtà sconosciuta ai turisti: una riproduzione perfetta e suggestiva della Madonna di Lourdes, nel mezzo delle mangrovie. Anche Graziano sente il bisogno di raccontare quando, nel dicembre del 1996, viaggia attraverso l’India. Scrive a Lonely Planet da Bombay, sulla carta intestata dell’hotel Taj Mahal. Non aspetta di tornare a casa, ha bisogno di buttare giù qualche riga di volta in volta. Si muove velocemente attraverso il paese, cambia hotel di frequente, prova specialità culinarie un po’ ovunque. L’inchiostro blu della sua penna trasforma ogni giudizio in un voto da uno a dieci. Esprime pareri su alberghi, ristoranti, accoglienza, persino su voli e compagnie aeree.

Una sorta di Tripadvisor esiste dal ‘92, ed è negli archivi di EDT. In una continua scoperta del mondo, racchiusa da 25 anni  in faldoni di lettere spedite da ogni parte del globo, i viaggiatori continuano a segnalare le loro avventure. Paradisi naturali, come la grande laguna di Bandar-é Anzali, in Iran, in cui il dottor Luca vide fiori di loto, aironi e tartarughe; o alberghi infernali, come l’hotel Apollo di Bombay (oggi Mumbai) in cui Mauro lottò per alcune notti contro «un’invidiabilissima invasione di scarafaggi e insetti». Infilate tra un foglio e l’altro ci sono mappe disegnate a mano, brandelli di carta straccia appuntati, fotografie, biglietti da visita, ritagli di giornale, brochure scarabocchiate. Alcune svelano un segreto alla comunità di Lonely Planet. Lunetta di Pregassona, in Svizzera, sa distinguere un tappeto in vera seta da uno in cotone. Lo ha imparato vent’anni fa durante un viaggio nella regione indiana del Rajasthan. «Si deve prendere un filo e bruciarlo: se è seta pura la fiamma si spegne e il filo sporca le dita di cenere quando lo si strofina. I mercanti lasciano fare, e se non lasciano fare sapete già che il vostro tappeto è di cotone. Ma attenti agli scambi super veloci di filo».

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               Dettaglio lettera dall’India – Archivio EDT

Tiziana Mascarello ha una certa esperienza di racconti da viaggiatori, trucchi da avventurieri, strani aneddoti e luoghi dimenticati da Dio, contenuti in centinaia di lettere arrivate sulla sua scrivania. Da responsabile della Community di Lonely Planet Italia ha gestito i primi anni di corrispondenza con i lettori e la redazione del “Mappamondo”. «Ciò che accomuna vecchi e nuovi affezionati Lonely Planet» spiega «è il fatto che si fanno sentire, che non sono mai stati passivi. Quella dei viaggiatori, in realtà, è una presenza che sentiamo costante, da sempre». I cambiamenti che hanno accompagnato il marchio editoriale dagli anni ’90 ad oggi – dalla grafica ai layout, dalla digitalizzazione all’abbandono della newsletter cartacea – sono stati seguiti con attenzione e costante partecipazione da parte dei lettori.

Nel tempo Lonely Planet si è adeguata alla comunicazione digitale, più agile e immediata. «Oggi siamo abituati a leggere più a lungo sui nostri smartphone e tablet, magari in giro o sul divano di casa» conferma Tanja Beccaceci, Responsabile Area Digital di EDT. «La percezione è che sia cambiata la modalità di comunicare e la sintesi dovuta al mezzo, ma la partecipazione ha da sempre, e ancora, l’obiettivo di compiere un gesto in un’unica direzione, il miglioramento. Credo che sia il mezzo a fare la differenza. Scrivere un messaggio su Facebook o pubblicare un tweet richiede un tempo e una concentrazione diversi da una lettera scritta a mano, ma quello che muove un viaggiatore a prendere l’iniziativa di contattarci per segnalare qualcosa che la guida dovrebbe suggerire, o il suo contrario, è lo stesso desiderio: condividere un’esperienza ed essere protagonisti del viaggio».

Il viaggiatore che scriveva lettere non è forse così diverso da quello che interagisce su social e sito. C’è però anche qualcosa che si è perso. Il flusso di messaggi ed email non lascia residui materiali. Vent’anni fa, fogli scritti a mano o battuti a macchina sarebbero stati considerati mezzi comuni, oggi possiedono un fascino cresciuto negli anni. E a parlare, nei faldoni di lettere conservati alla casa editrice EDT, sono anche le grafie, la carta stropicciata, le mappe disegnate a mano, i biglietti obliterati, le firme acrobatiche.

GIUSEPPE GIORDANO

MARTINA MEOLI