Tutto è cominciato a Milano con un incontro. “Ho conosciuto Ahmud, veniva dal Senegal. Parlava più lingue di me, voleva cambiare vita e soprattutto non aveva paura di chiedere aiuto”. Antonio Di Mario ricorda bene quel momento. È stato l’inizio di un percorso che lo ha portato a fondare Refugee Restart, un incubatore 100% online dedicato a talenti e startup nate da persone con background migratorio. “Da quel giorno ho voluto indagare: ho intervistato cento persone e ho scoperto un modello comune. Tutti condividevano una grande capacità di affrontare le avversità, una forte propensione al rischio e straordinarie competenze. Le stesse caratteristiche tipiche di un imprenditore. È lì che ho capito che dovevo fare qualcosa”.
Refugee Restart nasce con la missione di rendere l’educazione all’imprenditorialità accessibile e creare opportunità economiche per chi, arrivando in Europa, si trova spesso bloccato da barriere culturali, linguistiche e burocratiche.
L’incubatore propone un percorso di cinque mesi, strutturato in diverse fasi. La prima è quella della selezione, progettata per essere il più possibile inclusiva. Non servono esperienze pregresse in azienda, ciò che conta sono le storie personali, le motivazioni e l’idea. Una doppia intervista e un test aiutano a valutare il potenziale imprenditoriale, il livello di innovazione e soprattutto la determinazione dei candidati.
Chi supera la selezione viene affiancato da un mentor internazionale, che lo segue settimanalmente, e da un incubation manager, sempre disponibile a risolvere problemi pratici. La fase centrale del programma alterna lezioni online, momenti di confronto e checkpoint per monitorare i progressi e sessioni di networking con aziende, investitori e altri protagonisti del progetto. Alla fine, arriva il momento cruciale: il lancio della startup e la ricerca di capitale. Refugee Restart continua a supportare i neo-imprenditori anche in questa fase, mettendoli in contatto con una rete globale di esperti, finanziatori e organizzazioni partner.
Tra le storie di successo c’è quella di Giocherenda, fondata da Diawara Bandiougou. L’azienda produce giochi e articoli tessili, a partire da materiali riciclati, e utilizza i suoi prodotti per raccontare il valore della diversità in scuole e aziende.
“Siamo molto fieri di questo progetto – racconta Di Marco – ma ne stanno nascendo molti altri. Abbiamo scoperto che alcune aziende vogliono anche assumere talenti. Per questo stiamo avviando percorsi di formazione specialistica che rispondano alle loro esigenze”.
Oggi Refugee Restart è attivo principalmente in Italia, ma un obiettivo futuro è quello di espandersi nei paesi del Nord Europa, dove le politiche di inclusione sono più avanzate e le imprese mostrano una maggiore apertura verso l’integrazione di rifugiati e migranti nei propri team.