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L’Italia riapre ma si dimentica dei matrimoni: la protesta delle associazioni di categoria

Una zona gialla senza fiori d’arancio. Nell’ultimo decreto che da oggi, 26 aprile, riapre l’Italia, pesa l’assenza di attenzione al settore dei matrimoni e degli eventi privati. Un comparto rimasto  fermo per tutto il  2020, che ancora oggi non sa quando e se potrà ripartire. “I dati fanno comprendere il perché del tracollo del settore in Italia”, ha dichiarato Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e direttore dell’Osservatorio Italiano Destination Wedding Tourism – “nel 2020 ha purtroppo segnato un -87,3% di presenze ed un ancor più significativo -92,7% di fatturato rispetto ai dati dell’anno precedente, e si è assestato  pertanto a 35,5 milioni di fatturato generati da 226 mila presenze (rispetto agli oltre 486 milioni di fatturato e 1 milione 783 mila presenze del 2019)”. Imprese di intrattenimento, fotografi, video maker, arredatori floreali, sono solo alcune tra le 75mila aziende che a livello nazionale orbitano attorno al settore e che si sono trovate a fronteggiare una crisi senza precedenti. In Piemonte il comparto conta circa 4mila imprese, il giro d’affari complessivo sfiora il miliardo di euro l’anno.

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È per questo che in undici capoluoghi di regione Unanime, l’Unione Nazionale delle associazioni di categoria del settore matrimoni ed eventi, ha organizzato vari sit-in davanti ai palazzi delle istituzioni locali. Tra le sedi della protesta c’era anche Torino, dove decine di operatori del comparto wedding si sono ritrovate in piazza Castello per rappresentare lo scontento di centinaia di migliaia di lavoratori che ancora vivono nell’incertezza. In contemporanea, alcuni delegati della federazione si sono recati nel palazzo della Regione per consegnare una lettera al presidente del Piemonte, Alberto Cirio. “Gentile presidente – si legge nella lettera – la pandemia ha colpito quasi tutti i comparti economici, ma non mentiamo se ricordiamo che il nostro è tra quelli che più hanno pagato. E le prospettive di questi mesi non sono confortanti. Il recente decreto sulle riaperture ha fissato una data per la ripartenza di tutte le attività. Tranne le nostre. Una decisione che impatta pesantemente sulle nostre attività, sulle nostre famiglie, sulle famiglie delle persone che con noi lavorano”. La federazione ha predisposto nelle scorse settimane un protocollo sanitario per la ripartenza sicura, avallato dal professor Lopalco, immunologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia. “Siamo i primi a voler responsabilmente tutelare la salute dei nostri clienti, degli invitati e della comunità tutta – continua la lettera – Purtroppo alla nostra responsabilità non è seguita una scelta che consideravamo consequenziale”. 

“Negli ultimi mesi siamo stati completamente dimenticati dal nostro governo – spiega Marta Ippolito, wedding planner – noi non siamo stati menzionati nell’ultimo decreto e in questo momento dobbiamo assicurare sia il nostro lavoro che i nostri clienti”. I pensieri sono rivolti anche a chi, da tempo, tenta di organizzare uno dei giorni più belli della propria vita. “Abbiamo tantissimi matrimoni da qui fino alla fine dell’anno – prosegue Marta Ippolito –  le nostre coppie al momento non hanno nessun tipo di certezza, in alcuni casi  da due anni rimandano  matrimonio, sono ansiose e noi non sappiamo più come aiutarle. Il nostro settore è davvero estrema difficoltà, sono sono stati mesi  complicati e in questo momento sentiamo di dover giustificare il nostro lavoro per dare una voce a tutto il  comparto”. 

Il rischio concreto è che salti anche la stagione estiva. Unanime, perciò, chiede alle amministrazioni regionali di portare in Conferenza Stato-Regioni le istanze del settore, come l’approvazione immediata dei protocolli per la ripresa.
Un passo necessario, perché non è vera ripartenza, se non è per tutti.