I social sono diventati uno strumento essenziale per raccogliere notizie e condividere i link delle notizie pubblicate sul sito del proprio giornale e sui suoi profili sociali in modo da aumentarne la visibilità e il peso. Con i social ogni giornalista ha quindi un’opportunità in più per esprimersi professionalmente e il giornale per farsi conoscere. Poiché tutte le attività di interazione e socializzazione di un giornalista, che rappresenti una firma conosciuta all’interno di gruppi o comunità attive nel web, può aumentare o distruggere il prestigio della testata, non solo del giornalista stesso. Serve quindi una linea di comportamento condivisa.
1) Tutti sono invitati a partecipare per capire come utilizzare al meglio i social. Per questo motivo, anche queste linee guida saranno aggiornate e modificate spesso, ed è ben accetto il contributo di tutti.
3) Il pubblico apprezzerà chi si sarà dimostrato capace di “mettersi in gioco” in un processo di democratizzazione dell’informazione, che trasforma anche i propri lettori da semplici fruitori di contenuti in editori di contenuti. Questo necessario upgrade professionale avrà tanto più valore, sia per il singolo giornalista quanto per l’economia stessa del giornale, per quanto ognuno sarà capace di fare sue le modalità tecnico espressive tipiche del mezzo. Come pure la sua capacità di padroneggiare con disinvoltura un rapporto più diretto e coinvolgente con i propri lettori, che a volte potrebbe presentare anche momenti di tensione che occorre saper gestire.
4) Il Master in giornalismo di Torino si impegna a offrire supporto tecnico ed eventuale assistenza legale ai giornalisti che lo richiedano, per esempio nel caso subìscano attacchi sui social che lo rendano necessario.
5) I giornalisti però a loro volta devono avere cura di utilizzare il buon senso e comportarsi sempre con professionalità, perché nel momento in cui si dichiarano giornalisti del Master in giornalismo di Torino rappresentano la sua testata sui social.
SOCIAL PUBBLICI UTILIZZATI DAL MASTER (Facebook, Twitter, Instagram, YouTube)
In assoluto non può essere negato a chiunque il diritto di esprimersi liberamente nei social media.È altrettanto vero che tale attività di libera e lecita espressione del pensiero viene esercitata in quello che oramai a tutti gli effetti è uno spazio pubblico. Va di conseguenza che comunque ogni giornalista potrebbe essere chiamato da altri utenti del social network a esprimersi riguardo a contenuti da lui ( o da altri colleghi) prodotti nel mainstream della sua azienda editoriale.E’ praticamente impossibile sancire una policy basata su rigide norme per regolare un’attività che fonda proprio sulla sregolatezza la sua forza, ma soprattutto in una fase di continua evoluzione così veloce. Non si può comunque fare a meno di ricordare ai colleghi che desiderino di essere attivi in tali aree di espressione del pensiero che basterebbe esercitare costante attenzione e buon senso per fare in modo che tale attività non debba in nessuna maniera nuocere o compromettere il rapporto di fiducia che li lega alla testata del Master.Al contrario chi riesca a gestire una community ben fidelizzata avrà a disposizione uno strumento di feedback molto efficace ed immediato per saggiare stati d’animo, reazioni letture individuali su fatti di cronaca, tendenze, ricerche ecc.I social si rivelano utili alleati dei giornali per raccogliere informazioni e testimonianze intorno a una notizia. Il “citizen journalism” affianca le grandi testate nella ricerca della verità e la tecnica del “crowd-sourcing” (cioè raccogliere tante testimonianze in tempo reale) è sperimentata con successo. Con Facebook, Instagram e Twitter si moltiplicano le possibilità di ottenere risposte rapide per la costruzione di un’inchiesta o di un reportage, così come per la verifica di una notizia.
La reattività non va temuta, ma va gestita. È buona regola non alimentare i troll.
Ogni censura “a posteriori” potrebbe a sua volta diventare un boomerang contro chi la operi.
Come nella vita reale, per le calunnie, le diffamazioni e le minacce ci si deve rivolgere alle autorità competenti.
(ultimo aggiornamento 9 luglio 2019 a cura di Anna Masera)