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Confessioni di un cantautore: Liede suona e si racconta

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di Giorgia Mecca

Francesco Roccati ha ventotto anni e gira spesso per le strade di Torino con una chitarra sulle spalle. Scrive, canta e suona canzoni, lo fa da sempre, per gioco ma non soltanto. L’anno scorso ha tirato fuori dai suoi cassetti fogli su fogli di pensieri scritti a mano negli ultimi dieci anni e ne è nato il disco “Stare bravi” che, come lui stesso lo ha definito, è composto da nove canzoni per molti meno stati d’animo”. L’Album è disponibile anche su Spotify ed è prodotto da Vladimiro Orengo che ha partecipato anche alla musica e alla scrittura di molte parti.

Francesco si è scelto un nome d’arte, Liede, “un nome che per me non aveva nessun significato, ma mi ricordava l’aggettivo lieve e mi sembrava un buon punto da cui cominciare”. Poi ha scoperto che Liede significa canzone in tedesco, che è il nome di un fiume olandese e di una fermata della metro cinese. Ha scoperto un mondo nuovo in questi mesi veloci in cui non è mai stato fermo, per esempio che la musica non è solo divertimento, è un mestiere fatto di ansia e di incertezza: “L’unica cosa che posso dire a riguardo è che incrocio le dita e me ne frego”.  Stasera Liede suonerà all’Hiroshima Mon Amour, in apertura al concerto dei genovesi Ex-Otago, già sold out da molto tempo. “Tornerò a Torino il 25 marzo, alle Officine Corsare”.

Francesco ha cominciato a suonare nel 2008, in qualche cantina torinese non meglio identificata insieme ai suoi amici del liceo Alfieri; un modo di giocare da cui sono nati i Grey Moquettes, un gruppo che nel 2011 ha anche vinto Torino Sotterranea. Adesso, guardandosi indietro sorride se pensa a ciò che sta succedendo alla sua vita: “Quando ero più piccolo la musica era qualcosa che avevo tanta voglia di fare, ma non ci riuscivo, non mi sentivo pronto. Adesso sono cresciuto e intorno a me c’è un idea più strutturata, un tour che sta nascendo, un album che posso toccare con mano. Prima la mia idea era ‘andiamo in sala prove e vediamo che succede’”.

Negli anni in cui i cassetti erano chiusi e il disco una specie di sogno proibito ci sono state la laurea in giurisprudenza, una tesi sul diritto d’autore e un praticantato in uno studio legale, la musica era un pensiero parallelo, la vita doveva andare avanti in un altro modo. Adesso non sa nemmeno lui che cosa succederà. “Diciamo che cerco di non farmi ammazzare dall’ansia e di sfangare l’estate”, dice ridendo “Per il momento posso dire che sta succedendo”.

Intanto sta già scrivendo il suo nuovo album: Sarà come ricominciare da capo: “Come una tabula rasa, nessun foglietto del passato, tutto nuovo, una cosa che mi emoziona molto. Per adesso ho già scritto due canzoni, mi piacciono, credo che le terrò”. Insieme a lui, anche in questo nuovo progetto ci sarà Vladimiro e poi molti altri amici che cantano e suonano come lui. “Siamo amici, ci aiutiamo da sempre. Stasera, per esempio, il bassista Marco Di Brino non sarà con me perché è impegnato con il tour di Daniele Celona, al suo posto sul palco ci sarà Mattia Martino dei Monaci del surf… bello no?”.

Torino in questo senso è una comunità vivissima, piena di voci e di chitarre, “Un buon posto in cui suonare”. In realtà, aggiunge che ogni posto è buono per suonare e per incontrare musicisti, “penso a Verano (con cui Liede ha cantato una meravigliosa cover di Però quasi ndr), a Giorgio Poi, ai Nadàr Solo… siamo tantissimi”.

La chiamano musica indie, forse dovrebbe essere musica e basta. “Non saprei definire bene cosa sia indie e cosa no, certamente questo è stato l’anno che ha scardinato ogni regola, penso a Calcutta, ai The Giornalisti o a Motta, il disco più bello che ho ascoltato quest’anno. Se questo significa essere indie, bè, allora è fighissimo”.

Liede sorride sempre. Sa bene che la musica all’inizio fa spendere più che guadagnare, “ma non sono la persona giusta per parlarne. Io mi sono ci sono buttato dentro anima e corpo ma va bene così”. E mentre lo dice tira fuori la sua chitarra e comincia a suonare. Sorridendo.

https://www.youtube.com/watch?v=0FNzrluEIf8%20