A Torino, a casa della Cgil, per parlare di immigrazione e ricadute economiche di arrivi e partenze, l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan manifesta ottimismo e si definisce atipico della categoria degli economisti, “solitamente pessimisti”. Padoan, seppur cauto, non ha dubbi sulla manovra economica varata dall’esecutivo giallorosso guidato da Giuseppe Conte. “Siamo sulla strada giusta per abbassare le tasse, per aumentare il reddito nelle tasche dei lavoratori, per redistribuire la ricchezza. Questo deve essere il primo passo verso una riforma più comprensiva della pressione fiscale”.
L’ex capo del Mef è stato ospite, questa mattina 24 gennaio, della tavola rotonda organizzata dalla Cgil di Torino sul tema dei migranti, dal titolo “Umanità in cammino”. Ha condiviso il dibattito con il sindacalista Walter Cerfeda e con Ivan Pedretti, segretario generale della Spi Cgil. Tutti concordi nel considerare il fenomeno migratorio come un fatto strutturale, con risvolti anche positivi.
“L’economia globale comprende fenomeni migratori di cui possono essere beneficiari sia i paesi di partenza che quelli ospitanti. Fanno crescere tutti e due. Sono risorse che si spostano da una parte all’altra. L’immigrazione è ricchezza – sottolinea Padoan – Tuttavia occorre gestire questo flusso piuttosto che liquidare la questione con lo slogan ‘Aiutiamoli a casa loro’”.
Cerfeda ammonisce chi vede pericoli nella presenza dei migranti, e lo fa citando il racket foggiano che sfrutta i lavoratori stranieri nella raccolta dei pomodori. “Questi sono i veri pericoli. Bisogna togliere il dumping che incombe anche sull’offerta di lavoro e dunque sul costo del lavoro, creando disuguaglianze e odio sociale. Bisogna ridisegnare le regole dell’offerta di lavoro e abbattere la concorrenza dei salari che porta a calpestare i diritti dei lavoratori”. “E ricostruire un nuovo welfare – gli fa eco Pedretti – in un paese come l’Italia che invecchia e gli immigrati stranieri diventano uniche risorse”.
“Aiutiamoli a casa loro” non sia la scusa per dire “state a casa vostra”. Tutti i relatori, all’unisono, si appellano all’Unione Europea affinché sia una voce univoca nel panorama frammentato dei 27 paesi. Qualcuno rievoca il Manifesto di Ventotene e il progetto spinelliano di Stati Uniti d’Europa. Un sogno che si deve ancora realizzare e che deve fare i conti con la complessa attualità.
L’Europa oggi, scampato il pericolo sovranismo delle ultime elezioni europee, “ha una responsabilità politica forte e deve dare delle risposte sulla gestione dei migranti”.
“L’Unione Europea può fare la differenza pianificando una strategia di partenariato e cooperazione con quegli Stati poveri dell’Africa, prevedendo risorse e investimenti per sostenerli. L’Europa può fare la differenza rispetto alla Cina – osserva Cerfeda – che ha letteralmente saccheggiato e danneggiato l’Africa”.
Alla fine c’è tempo anche per una battuta sul suo ex premier Matteo Renzi. Di lui, Padoan dice: “Rispetto molto il progetto politico di Renzi (Italia Viva, ndr). Ma io sono rimasto nel Partito Democratico”.