Lei è libera di denunciare, di scegliere, di autodeterminarsi. Lei è ovunque. Nelle metro, in televisione, sulle pagine dei giornali. La nuova campagna di sensibilizzazione pensata da Elena Rosa de Lofficina e promossa da Senonoraquando? Torino, Break the Silence Italia, Torino Città per le Donne, è stata realizzata pro bono dalla Agenzia di pubblicità Hub09 e patrocinata da Pubblicità Progresso. Parla alle donne di oggi per ricordare loro che i diritti e le libertà non posso essere date per scontate, e che per poterli rivendicare è necessario conoscerli.
“Sarà sufficiente una crisi politica, economica, religiosa, perché i diritti delle donne siano messi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete restare vigili per tutta la vostra vita”. Era il 1974 quando Simone de Beauvoir metteva in guardia l’amica e scrittrice femminista Claudine Monteil a proposito del suo entusiasmo per la nuova riforma sull’aborto. Fu promossa quell’anno in Francia da Simone Veil, che riuscì a farla votare da un’Assemblea nazionale a maggioranza maschile. Un traguardo che difficilmente sarebbe stato raggiunto se il dibattito non fosse stato aperto tre anni prima, con la pubblicazione del Manifesto delle 343 di cui anche de Beauvoir e Monteil furono signatarie.
Quella sulle leggi è stata una battaglia politica necessaria per il movimento delle donne anche in Italia. Anche se in molti ambiti è una partita ancora aperta, i traguardi raggiunti finora devono essere costantemente richiamati alla memoria. Le promotrici di Lei è hanno fatto loro questo monito di de Beauvoir.
“Ci sono delle leggi che sono spesso inapplicate o applicate male – racconta Laura Onofri di Senonoraquando? Torino – Per questo vorremmo che donne avessero consapevolezza delle leggi, che le conoscessero”. L’obiettivo della campagna è proprio quello di ricordare alle donne che per rivendicare un diritto o per denunciare disservizio bisogna conoscere la legge. “In Italia abbiamo una buona legislazione, che però non è acquisita per sempre. Sappiamo bene che ci sono delle leggi, come la 194 (legge 194/1978 sull’aborto, ndr) che sono sempre attaccate da varie parti. Quindi anche se non viene abrogata rischia di essere depotenziata, di perdere di efficacia”, continua Onofri. “Nella pratica è la stessa cosa – dice – Succede ancora oggi che molte donne facciano fatica ad abortire”.
La campagna non parla solo di diritto all’aborto. Affronta il tema della parità salariale, dell’autodeterminazione, della rappresentazione delle donne nelle pubblicità. Ricorda la legge di Istanbul, una legge ratificata dallo stato per combattere a livello internazionale la violenza maschile sulle donne. Un’altra legislazione che, sottolinea Onofri, “senza risorse e senza un’adeguata formazione da parte di chi opera nel settore rischia di essere vanificata”.
La campagna mira anche a scardinare luoghi comuni e stereotipi sul ruolo delle donne, nel mondo del lavoro come in politica e nelle relazioni intime, che limitano la loro libertà e alimentano la violenza di genere che ha profonde radici culturali.
Lei è si trova nelle maggiori città italiane, su alcuni dei principali quotidiani e in alcune televisioni a partire dal 16 gennaio. Ieri è stata presentata al Senato della Repubblica, su iniziativa della vicepresidente Anna Rossomando.