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Le vetrinette hard di via Palazzo di Città a rischio chiusura

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“Sono oggetti che raccontano una storia e fanno rivivere il passato. Guardandoli fantastico, mi immagino i luoghi in cui hanno vissuto, le persone che li hanno posseduti. Credo arrivino da ambienti signorili”. Quegli oggetti sono quadri, libri, orecchini. Molti a sfondo sessuale. Nelle sei vetrinette dei portici di via Palazzo di Città, a metà strada tra il Comune e piazza Castello, Antonio Ferrara colleziona oggetti di ogni tipo, sacri (pochi) e profani (molti di più). Ha 78 anni Antonio e da ventidue passa le sue giornate qui.

L’avviso di Antonio Ferrara

“Pago l’affitto, la merce hard non la vendo: al massimo faccio qualche scambio”. Poco più di dodici mesi fa, però, ha ricevuto la visita dei vigili urbani. “Mi hanno detto che qualcuno aveva fatto un esposto nei miei confronti”, spiega. Una segnalazione anonima, come si legge nel cartello che ancora oggi è appeso alle vetrine. Poche righe nelle quali commenta con amarezza che “combattere l’ipocrisia suscitando un sorriso in chi guarda non è più possibile”, aggiungendo che “forse questo bellissimo angolo di Torino morirà”. È facile che chi passeggia sotto questi portici rimanga colpito dalle insolite vetrinette di Antonio: su quella che affaccia verso via Porta Palatina, ad esempio, campeggiano una selezione di riproduzioni del membro maschile di forme, colori e materiali differenti. “Alcune sono di resina, altre di legno, dipende un po’ che cosa trovo nei mercatini dove li compro”, spiega Antonio. Ma forse non sono quei dildo ante litteram ad aver scombussolato la coscienza del segnalatore anonimo. Che il problema fossero i quadri che stanno invece nella vetrina a fianco? “I vigili mi hanno consigliato di togliere o coprire qualche oggetto”, e così Antonio ha fatto. Ha coperto le nudità di alcune tele con foglie di fico tenute su da del nastro adesivo.

 

Una tela coperta da una foglia di fico nelle vetrinette hard di via Palazzo di Città
Una tela coperta da una foglia di fico

Non tutte sono però state censurate: il dipinto centrale che raffigura un uomo che poggia la mano sul didietro di una signora che gli rimbocca le coperte del letto è rimasto così, intonso e rivelato agli occhi dei passanti. “Quella mano è messa in modo così pudico da far sorridere, altro che oscena – taglia corto Antonio – Se una cosa la ritengo squallida non la metto nella mia vetrina”. Chi avrà fatto quello scomodo esposto? “Una persona un po’ malvagia, se mi avesse parlato avremmo trovato una soluzione come in passato ho già fatto con un altro passante che mi aveva chiesto di spostare un oggetto”. Antonio non nutre però sospetti verso alcuno, né pensa che la vicinanza al Comune possa aver inciso su quanto accaduto. Anzi, persino i vigili urbani – che di mestiere sono gestiti proprio dall’amministrazione locale – non sembravano essere poi così scossi dagli oggetti esposti: “Sono stati educati e mi hanno trattato con garbo – continua Antonio -, ho captato tra le linee che se fosse stato per loro…”.

Il libro "Istruzioni per i novelli confessori" nelle vetrinette hard di via Palazzo di Città
Il libro “Istruzioni per i novelli confessori”

Se fosse stato per loro, insomma, non sarebbero nemmeno andati a notificargli l’esposto. “Da quel momento comunque non ho più visto né sentito nessuno”. E allora Ferrara tira avanti, tra una bottiglia del ‘vino del c..’ e i vecchi libri. A uno sembra essere particolarmente affezionato; si intitola ‘Istruzione per i novelli confessori’ ed è una sorta di vademecum per gli ecclesiastici alle prime armi. “Tra i suggerimenti c’è quello di farsi ripetere i peccati sessuali – racconta Antonio -, perché ascoltandoli la prima volta il parroco potrebbe non capire”. Beata innocenza.

MARCO GRITTI