Con gli avvisi di garanzia recapitati ieri ai soggetti indagati giunge a conclusione l’indagine preliminare sui fatti di piazza San Carlo a Torino del 3 giugno scorso quando, in occasione della proiezione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, il panico scatenato tra la folla, per ragioni mai chiarite, causò un morto e 1526 feriti.
A cinque mesi da quella tragica sera sarebbero in totale venti le persone chiamate a rispondere direttamente dei reati di lesioni gravissime, disastro colposo e omicidio colposo. Tra gli indagati ci sono la sindaca di Torino Chiara Appendino, l’ex capo di gabinetto del Comune Paolo Giordana, il direttore dello staff di gabinetto per il suolo pubblico Paolo Lubbia, il questore Angelo Sanna, il capo di gabinetto della Questura Michele Mollo, il dirigente di pubblica sicurezza Alberto Bonzano, poi Maurizio Montagnese e Danilo Bessone, rispettivamente presidente e direttore di Turismo Torino, l’agenzia che ottenne l’organizzazione della visione del match sul maxischermo nel cuore del centro città. I reati contestati sono aggravati dal fatto di essere stati commessi in concorso tra le parti.
In piazza il doppio del pubblico consentito
Chi indaga sul caso, ovvero il pm Antonio Rinaudo, il procuratore capo Armando Spataro e il procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, ha puntato la lente su una catena di decisioni sbagliate e altre mai prese. Prima di tutto, il progetto. L’organizzazione della serata sarebbe stata sbagliata dal principio, a partire dalla scelta della location, ritenuta dagli inquirenti inadatta a ospitare una folla di queste dimensioni. Piazza San Carlo ha una superficie di 10mila metri quadrati e la legge fissa il limite per l’occupazione di suolo pubblico per gli eventi all’aperto in 2 persone per metro quadrato, quindi avrebbero potuto entrare non più 20mila persone. Quella sera in piazza è stata autorizzata la presenza di circa 40mila tifosi, il doppio del consentito.
La tempistica
Il secondo errore sarebbe stato la tempistica. Turismo Torino avrebbe ritardato l’organizzazione fino a pochi giorni prima della partita e la Questura avrebbe dato l’autorizzazione soltanto il 3 giugno, con solo tre giorni di anticipo. Troppo poco tempo per poter predisporre le misure necessarie. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Turismo Torino avrebbe garantito in sede di bando di poter gestire il flusso di persone previsto con mezzi di sorveglianza privati, poi rivelatisi insufficienti e preparati in fretta.
Da qui le responsabilità del Comune, della Questura e della Prefettura, che si sarebbero sottratte all’esercizio delle loro funzioni di controllo. Secondo quanto riportato da La Stampa e La Repubblica, dalle carte emerge che le istituzioni avrebbero prima di tutto dovuto coordinarsi con un tavolo di lavoro, cosa non avvenuta. Sorprende infatti che il progetto non sia stato bloccato in fase preparatoria e che in seguito ci siano state falle nella vigilanza sull’ingresso delle persone nella piazza e sulla predisposizione corretta delle vie di fuga.
Le vie di fuga
La Questura aveva disposto l’obbligo di attivare 5 vie di fuga, in corrispondenza delle vie d’accesso alla piazza, ma nella realtà dei fatti l’organizzazione ha previsto soltanto tre varchi aperti, mentre tutto il perimetro della piazza è stato sbarrato dalle transenne. Inesistenti le operazioni di filtraggio iniziale e nessun controllo sulla presenza di venditori abusivi di bevande, servite in bottiglie di vetro, i cui cocci sono stati la causa principale delle numerose lesioni.
I varchi di controllo vennero montati soltanto nel primo pomeriggio, intorno alle 14:30, quando la piazza era già occupata per un terzo dal pubblico in attesa della partita. L’ultimo anello della catena di sbagli è il lavoro della commissione di vigilanza sugli spettacoli, all’epoca coordinata dall’allora vicario del prefetto Roberto Dosio, nella quale siedono rappresentanti di Comune, Questura, Vigili del fuoco, Spresal e Genio civile. La commissione non avrebbe colto gli errori progettuali e di conseguenza ha avallato la proposta di Turismo Torino con alcune prescrizioni, mai prese in considerazione. Infatti si sarebbe dovuto nominare responsabile della sicurezza, mai indicato; la piazza avrebbe dovuto garantire un rapido accesso ai mezzi di soccorso, mentre invece era transennata nei punti chiave verso le vie laterali; il parcheggio sotterraneo avrebbe dovuto essere presidiato, ma nessuno lo controllava e da lì avevano accesso alla piazza i venditori abusivi, senza che i vigili urbani, quella sera comandati dal dirigente Marco Sgarbi, intervenissero.
Una serie di errori e inadempienze che non ha saputo garantire la sicurezza del pubblico della partita e che avrebbe acuito la portata di una serata iniziata come festa e finita in tragedia.