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Le imprese del futuro parlano di Api Economy

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“Nel mondo, solo il 2% delle aziende non si serve del digitale. Il restante 98% sì ed è sempre più rivolto verso l’Api Economy, il nuovo paradigma aziendale” sostiene Giulio Tartaglia, business developer di Fabrick, la piattaforma di open banking presentata nel giugno 2018 dal Gruppo Sella.

Ha circa quindici anni la Api Economy, l’economia dell’Application programming interface. Si fonda sulle interfacce di programmazione di un’applicazione che consentono ai programmatori di utilizzare all’interno di un software le risorse di un altro software.

E in occasione dell’Italian Tech Week il Talent Garden Fondazione Agnelli ha ospitato, mercoledì 26 giugno, la piattaforma Sellalab Torino per l’evento “API Economy: Come cambieranno le imprese nel futuro”. L’iniziativa, promossa da undici enti pubblici e privati tra cui la School of Entrepreneurship and Innovation (SEI) della Fondazione Agnelli, ha raccolto l’intero sistema innovazione di Torino e del Piemonte.

Se in Europa e nel resto del mondo era sempre preminente il ruolo degli App Store e dei servizi tradizionali di cloud computing, l’idea che invece si potessero usare questi meccanismi tecnologici per far interagire i software tra di loro per condividere informazioni e raggiungere nuovi clienti ha attirato l’attenzione di un numero crescente di investitori e imprenditori. L’incontro al Talent Garden ha così dato voce anche a tre start up, nate da poco, e alla loro relazione con l’API Economy: si tratta di Cardo.ai (il primo Fund Advisor della finanza alternativa), Two Hundred e DJungle. Capitanate, rispettivamente, da Altin Kadareja, Matteo Masserdotti e Alessandro Nasi.

Sellalab Torino e il Gruppo Sella hanno parlato di come oggi le imprese possono utilizzare e sfruttare soluzioni API per creare un dialogo diretto e automatizzato tra i propri software gestionali e quelli di fornitori, clienti e terze parti, compresa l’infrastruttura bancaria. Attraverso l’ utilizzo di queste soluzioni tecnologiche si ottengono vantaggi nelle fase di approvvigionamento, produzione e distribuzione, misurabili in termini di maggiore efficienza, riduzione dei costi, riduzione degli errori e l’opportunità di dare vita a nuovi modelli di business. Da qui, la necessità di affrontare il tema della normativa europea sui pagamenti digitali, chiamata PSD2 (Payment Service Direttive 2).

Entrata in vigore nel gennaio 2018, la PSD2 rappresenta una novità per il mondo dei servizi finanziari, in grado di spianare la strada alla cosiddetta digital transformation nel settore bancario. A guidare il cambiamento è soprattutto il paradigma dell’open banking, destinato a cambiare radicalmente la gestione del sistema creditizio. Se infatti da un lato la prospettiva è di offrire servizi più aperti, accessibili e facili da utilizzare, tanto per i clienti quanto per le aziende, dall’altro il panorama competitivo muterà profondamente, dando il via all’ingresso in campo di nuovi attori fortemente interessati al business dei servizi finanziari.

Questo mercato si aprirà ai colossi della tecnologia, proponendo vantaggi significativi anche per i consumatori. Per gli istituti di credito il futuro sembra incerto ma, per chi saprà innovare, le speranze di consolidare la propria leadership potrebbero aumentare.

RICCARDO LIGUORI