Il centro commerciale sito a Grugliasco oggi abbassa le saracinesche. Fortunatamente non per sempre, ma solo per un momento di silenzio, al fine di riportare l’attenzione su un’altra realtà tristemente esclusa dal piano per le riaperture. Da oltre sei mesi Le Gru, come tutti centri commerciali in Italia, è obbligato alla chiusura durante i giorni festivi e prefestivi, con la grave penalizzazione che comporta. E come tutti i centri commerciali d’Italia, le Gru protesta.
Alle 11 le serrande di tutti i negozi sono rimaste chiuse per mezz’ora. L’obiettivo è chiedere al governo il permesso per tornare a lavorare tutti i giorni. L’iniziativa, che sul territorio italiano coinvolge 30.000 negozi e supermercati, è promossa dalle associazioni del commercio, ANCD-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, CNCC–Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali e Federdistribuzione. Un gesto simbolico che non ha intenzione di gridare e lanciare stracci al governo, ma chiede, in sostanza, il semplice diritto di fare il proprio mestiere. Stesso copione all’8 Gallery del Lingotto di Torino e in altri centri più piccoli.
“Le Gru, il più grande centro commerciale del Piemonte, rappresenta un motore economico e un presidio occupazionale strategico a livello territoriale – dice il direttore Davide Rossi – in virtù dei suoi 180 negozi e di un indotto tra diretto e indiretto che garantisce 1.500 posti di lavoro. Le Gru, inoltre, con i suoi 12.7 milioni di visitatori l’anno, rappresenta una vera e propria piazza urbana, destinazione non solo per lo shopping ma anche per le numerose attività di ristorazione e leisure, nonché per i molteplici servizi rivolti alla cittadinanza, tra cui il nuovo centro vaccinale. Il tutto condotto con i più elevati standard di sicurezza. Alla manifestazione di protesta ha aderito la maggior parte dei negozi del nostro Centro”.
La richiesta promossa dai grandi mall italiani è motivata: Le Gru, ad esempio, afferma di essersi impegnato e di aver investito per mantenere l’ambiente il più sicuro possibile, delegando la gestione e l’adattamento allo standard anti contagio alla società Bureau Veritas. L’ambiente permette il controllo degli ingressi, termoscanner per misurare la febbre, igienizzante all’entrata dei negozi e un team di addetti che controllino se i visitatori indossano correttamente la mascherina. Nel periodo pandemico, come riporta lo shopville di Grugliasco, non sono stati registrati casi di focolai.
“Il compito di Le Gru è fornire spazi per i commerciati affinché questi possano svolgere liberamente la propria attività – affermano i portavoce dei gestori di tutta la piattaforma commerciale – ma adesso un commerciante in via Garibaldi può lavorare anche di domenica, mentre qui non è possibile. Peraltro da noi si può effettuare un maggiore controllo rispetto a quanto accade in centro città nei weekend”.
“Le Gru è un luogo a disposizione della comunità. Oltre a vendere spazi ai negozi, fa una serie di operazioni, ad esempio ha investito per aprire un centro vaccinale, attualmente attivo. Non tutti i commercianti che hanno uno spazio qui sono parte di grandi catene internazionali come Zara, il 40% di loro sono imprenditori locali, i più colpiti dalla crisi e che hanno fatto grandi sacrifici per aprire un negozio qui. Nel mese di dicembre in cui si lavora di più abbiamo potuto tenere aperto per soli 13 giorni”.
L’iniziativa vuole essere un modo educato e pacato per sollevare un problema, il primo gesto di protesta contro una condizione squalificante, che si spera richiami l’attenzione del pubblico e dell’esecutivo.